mercoledì 22 luglio 2009

STATUS VIATORIS


 


                                 Marzo 2009, Roma

Il viaggio come metafora ed essenza profonda dell'essere attraverso il tempo, attraverso gli spazi, le geometrie mutevoli dell'ora e del mai più, e ancora, di ciò che appare immobilizzato nel tempo come le lancette crudeli dell'orologio di Baudelaire, del prigioniero uguale a se stesso attaccato a ciò che non passa...il tempo del viaggiare per osservare e diventare, il tempo dello sguardo distratto e ignaro che trova ciò che non cerca, non ritiene ciò che vorrebbe...viaggio dell'io, perchè solo quello sappiamo e possiamo...


Trascrivo un pensiero che mi piacerebbe aver pensato:
"Ci sono luoghi che spesso affascinano perchè sembrano radicalmente diversi e altri che incantano perchè, già la prima volta, risultano familiari, quasi un luogo natio. Conoscere è spesso, platonicamente, riconoscere, è l'emergere di qualcosa magari ignorato sino a quell'attimo ma accolto come proprio. Per vedere un luogo occorre rivederlo. [...] Il viaggio più affascinante è un ritorno, un'odissea, e i luoghi del percorso consueto, i microcosmi quotidiani attraversati da tanti anni, sono una sfida ulissiaca. "Perchè cavalcate queste terre?" chiede nella famosa ballata di Rilke l'alfiere al marchese che procede al suo fianco. "Per ritornare" risponde l'altro."
Claudio Magris [L'infinito viaggiare, Mondadori, 2005]

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