sabato 28 dicembre 2013





C'è un'isola in me,
dove il vento soffia
di terra, e quando il mare urla
la sabbia impazzisce.

E c'è sempre luce, ma non è mai giorno.


Fernando Pessoa

IL BODHISATTVA






Il Bodhisattva è l'essere (sattva) che aspira all'illuminazione (Bodhi) e che è alla ricerca dell'illuminazione per se stesso e per gli altri. 

Figura centrale nella tradizione buddista mahayana. Il suo tratto caratterizzante è la com-passione, nel senso di condivisione empatica delle altrui sofferenze.


Il Bodhisattva pronuncia quattro voti per esprimere la propria determinazione nella ricerca della felicità per sé e per gli altri e anche Marguerite Yourcenar nel suo libro-intervista Ad occhi aperti, dal quale questo blog trae la propria intitolazione,  li promuove a principi universali:



1. Per quanto numerosi siano gli esseri, io faccio voto di salvarli.
 

2. Per quanto inesauribili siano le cattive inclinazioni, io faccio voto di dominarle. 


3. Per quanto infinito sia il sapere, io faccio voto di studiarlo.
 
4. Per quanto immensa sia la verità  io faccio voto di perseguirla. 



Il percorso del Bodhisattva è condizione accessibile a tutti, con la pratica buddista si rafforza la compassione, il dominio di sé, lo studio e il conseguimento della saggezza. 


Il Bodhisattva percepisce il profondo legame tra tutti gli esseri viventi e condivide con gli altri il proprio "stato vitale". Comune denominatore è l'impegno nella società, la lotta attiva per cambiare sé stessi e per fare del mondo un posto migliore. 



Ogni Bodhisattva è portatore di una rivoluzione umana. 

giovedì 14 novembre 2013

MICROCOSMI







«Tra due persone accade che talvolta, molto raramente, nasca un mondo. Questo mondo è poi la loro patria, era comunque l’unica patria che noi eravamo disposti a riconoscere. Un minuscolo microcosmo, in cui ci si può sempre salvare dal mondo che crolla».

Martin Heidegger a Hannah Arendt

DESTINO

A realidade
Sempre é mais ou menos
Do que nos queremos.
Só nos somos sempre
Iguais a nos-proprios.





Segui la tua sorte,
annaffia le tue piante,
ama le tue rose.
Il resto è l'ombra
d'alberi stranieri.

La realtà
è sempre di più o di meno
di quello che vogliamo.
Solo noi siamo sempre
uguali a noi stessi.

Dolce è vivere solo.
Grande e nobile è sempre
vivere con semplicità.
Lascia il dolore sulle are
come offerta agli dei.

Guarda la vita da lontano,
e non interrogarla mai.
Nulla essa può
dirti. La risposta
è al di là degli dei.

Ma serenamente
imita l'Olimpo
nel segreto del tuo cuore.
Gli dei sono dei
perché non si pensano.



















Segue o teu destino,
Rega as tuas plantas,
Ama as tuas rosas.
O resto é a sombra
De arvores alheias.

A realidade
Sempre é mais ou menos
Do que nos queremos.
Só nos somos sempre
Iguais a nos-proprios.

Suave é viver só.
Grande e nobre é sempre
Viver simplesmente.
Deixa a dor nas aras
Como ex-voto aos deuses.

Ve de longe a vida.
Nunca a interrogues.
Ela nada pode
Dizer-te. A resposta
Está alem dos deuses.

Mas serenamente
Imita o Olimpo
No teu coração.
Os deuses são deuses
Porque não se pensam.


Ricardo Reis (Fernando Pessoa)


Destino, secondo definizione, è un percorso prescritto. Per la lingua spagnola è più semplicemente arrivo. Per uno nato a Napoli il destino è alle spalle, è provenire da lì. Esserci nato e cresciuto esaurisce il destino: ovunque vada, l’ha già avuto in dote, metà zavorra e metà salvacondotto.

Erri De Luca (da “I pesci non chiudono gli occhi”)

LETTURE








Cerco nei libri la lettera, anche solo la frase che è stata scritta per me

 e che perciò sottolineo, ricopio, estraggo e porto via.

Non mi basta che il libro sia avvincente, celebrato, né che sia un classico:

se non sono anch'io un pezzo dell’idiota di Dostoevskij,

la mia lettura è vana.

Perché il libro, anche il sacro, appartiene a chi lo legge

e non per il diritto ottenuto con l’acquisto.


Perché ogni lettore pretende che in un rotolo di libro

 ci sia qualcosa scritto su di lui.



Erri De Luca – Alzaia


martedì 22 ottobre 2013

BELLO MONDO





Bello mondo, anche quando bello non è... Bello mondo, se "ferri da stiro nel petto" non pesano nella memoria, se la visuale è quella di un "dopo", e di tutto l'umano resta la terra negli occhi e facce e zampe nell'aria e nel vento, resta il frutto, la foglia, il piccolo e il poco che ci ha salvati.

polange


da Predica ai pesci



Bello, bello, bello mondo, bello ridere di mondo in luce mattutina in
colorazione di mondo con stagioni e popolazione e animali.

Bello mondo questo ricordo, questo io lo ricordo bello, molto bello mondo, con cielo diurno e notturno, con facce che mi piacevano e musi e zampe e vegetazione che mi sospirava e mi sospirava leggera leggera, tirando via chili e scarponi interiori che mi infangavano, tirando via ferri da stiro che mi portavo nel petto, e gran pulitura di dentro.

Bello questo io lo ricordo bello -
Io ho avuto soccorso a volte da una piccola foglia, da un frutto così ben fatto che dava sollievo al mio disordine di fondo. Si si.


Mariangela Gualtieri

LA VOCE DELLA SPECIE



Mariangela Gualtieri. Nessuna voce poetica della contemporaneità adopera le parole con una energia rinnovata e allo stesso tempo sostanza verbale del passato migliore. Versi che marcano stretto, che non lasciano la presa dell'anima, anzi, la stringono per moltiplicare il senso dell'esistere. Le parole dell'indicibile, mai intere, mai a rappresentanza totale dell'io, sempre sostitute del vero io eppure disossate, asciugate, mondate dal quotidiano linguaggio del banale prolisso, sono l'unico segno portato in superficie da cavità di solitudine dell'anima in attesa. Strapparsi alla specie, tradire le compagnie per ascoltare i moti dell'inesprimibile, "in attesa vigilata delle sillabe" che rompono silenzio e non dicono comunque. Perché? Quanta voce é utile, quanta inutile? Parole vane da risparmiare, parole lette, proferite, ascoltate, dimenticate, parole fallimento dell'essere perché nulla dicono di un dentro che le supera. Il mettersi da parte e tacere é il solo gesto poetico che raccorda l'inconciliabile, l'opzione paradossale dell'aforisma di Wittgenstein, il poco é molto se si cammina in un deserto. "Sostanziate righe fulminanti" fanno transitare la voce da un qui a lí.

polange

da “Per solitario andare”

Credo mi dolga questo essermi strappata
alla specie e poi messa qui di lato
in attesa vigilata delle sillabe.
Io credo mi dolga questo stare
abbandonata lateralmente
nel sospeso del mondo
a catturare
pezzi di una voce che ancora butta giù
e dice le sostanziate righe fulminanti.
Io credo mi sentano come traditore
i compagni per questo mio piantare in asso
con modalità or inusuale
nel parlottio cellulare. Stiamo
in stretta vigilanza, in un darci la voce
continuamente in questo deserto.

Mariangela Gualtieri

VOLVER... voci...tornare, ritornare, voltare, volgere, rivolgere,accompagnare...







mercoledì 9 ottobre 2013

DUE HAIKU




Esiste o no 

il sogno che smarrii 
prima dell’alba?


Jorge Louis Borges





Mute le corde.
La musica sapeva
quello ch'io sento.

Jorge Louis Borges

BIVIO








Quando sei a un bivio e trovi una strada che va in su e una che va in giù, piglia quella che va in su. 
E’ più facile andare in discesa, ma alla fine ti ritrovi in un buco.

A salire c’è più speranza. E’ difficile, è un altro modo di vedere le cose, è una sfida, ti tiene all’erta.



Tiziano Terzani







venerdì 6 settembre 2013

TABACARIA TODAY

Oggi, rileggo "Tabaccheria" di Fernando Pessoa / Alvaro de Campos e mi sembra tutta nuova. Eppure nel tempo ne avevo memorizzato alcuni versi e soprattutto il noto incipit. 

Oggi, questa poesia è  un'altra" o forse sono io ad essere "un'altra", e questo rende tutto più comprensibile. Vertiginoso monologo interiore di un essere qualunque, affacciato alla finestra di un appartamento qualunque in un anno qualunque. Egli è tutti e nessuno, anima inquieta in prestito alla vita e al sogno, Alvaro de Campos, straniero in ogni luogo, straniero a se stesso. Il suo nichilismo non è cupo dissolvimento del reale ma metafisica pura,  quasi un'ascesa verso una dimensione dilatata dell'essere, il Sogno, l'Indefinito. E' lo iato tra la ricchezza dell'essere-dentro e il "fuori" dissonante, la strada, la città, la gente. 


Il pensare alla finestra davanti ad una tabaccheria conosciuta si trasforma in volo e impossibilità del volo al tempo stesso, come la rotta del fumo che volteggia nell'aria proveniente dalla sigaretta l'anima si libra leggera nello spazio dell'immaginazione dove tutto può accadere e niente accade e secerne linguaggio, parola, poesia. Di mille possibilità non avventurarsi in nessuna, non scegliere l'Uno ma il niente dell'attesa e dell'affaccio, del desiderio che non ambisce. Da postazione in ritirata la voce monologante pensa, scrive, edifica il suo sublime portico sull'impossibile.  Nei suoi versi la prova che lui esiste e non solo in quella stanza, tra punti di interrogazione e disillusioni ma oltre. Oltre. E il Tutto si spalanca: 

"Schiavi cardiaci delle stelle,/ abbiamo conquistato tutto il mondo prima di alzarci dal letto; /ma ci siamo svegliati ed esso è opaco, /ci siamo alzati ed esso è estraneo, /siamo usciti di casa ed esso è la terra intera, /più il sistema solare, la Via Lattea e l'Indefinito."  

Sono i versi più belli: anche se l'immaginazione e il Sogno sono di gran lunga più dolci della realtà e sono di per sé un mondo, fuori dalla porta di casa, ad attendere c'è l'universo che dalla strada conduce alle costellazioni...dove l'astronomia dell'essere si ricongiunge all'infinito del cosmo.

polange


Lettura di Fabio Pasquet tratta da "Good Times,Bad Times",Trasmissione radiofonica in onda su Rbe.


Fernando Pessoa

da Poesie di Álvaro de Campos, traduzione di A. Tabucchi. Poesia del 1928

POTEVA ACCADERE



Poteva accadere. I piccoli miracoli quotidiani che come battito d'ali  dell'invisibile mutano un destino in tempo e il tempo in incontro stendendo silenti  la rete di salvataggio sull'essere. Esser preservati per sbucare da qualche parte, nella rotta rete, materializzazioni del caso o dell'ignoto al solo fine di esser presenti al rendez-vous col destino, all'incontro, agli incontri, al battito nel cuore dell'Altro.


Poteva accadere.


Doveva accadere.


È accaduto prima. Dopo.


Più vicino. Più lontano.


È accaduto non a te.


Ti sei salvato perché eri il primo.


Ti sei salvato perché eri l'ultimo.


Perché da solo. Perché la gente.


Perché a sinistra. Perché a destra.


Perché la pioggia. Perché un'ombra.


Perché splendeva il sole.


Per fortuna là c'era un bosco.


Per fortuna non c’erano alberi.


Per fortuna una rotaia, un gancio, una trave,


un freno,


un telaio, una curva, un millimetro, un secondo.


Per fortuna sull’acqua galleggiava un rasoio.


In seguito a, poiché, eppure, malgrado.


Che sarebbe accaduto se una mano, una gamba,


a un passo, a un pelo


da una coincidenza.


Dunque ci sei? Dritto dall'attimo ancora socchiuso?


La rete aveva solo un buco, e tu proprio da lì?


Non c’è fine al mio stupore, al mio tacerlo.


Ascolta come mi batte forte il tuo cuore.



Wislava Szymborska






Meu coração não se cansa
De ter esperança
De um dia ser tudo o que quer

Meu coração de criança
Não é só a lembrança
De um vulto feliz de mulher
Que passou por meu sonho sem dizer adeus
E fez dos olhos meus um chorar mais sem fim

Meu coração vagabundo
Quer guardar o mundo em mim
___________________________________________________________________________________________

Il mio cuore non si stanca della speranza 

di aver tutto quello che può


.


Al mio cuore non si affianca  
soltanto il ricordo
 di un sorriso unico  che passò 
dai miei sogni senza dire addio
e da lì ogni sguardo mio 
diventò lacrima
il mio cuore è vagabondo 
vuol riporre il mondo in me...
il mio cuore è vagabondo  
e vuol riporre il mondo in me...

giovedì 1 agosto 2013

BEN OLTRE





Ben oltre le idee


di giusto e di sbagliato


c'è un campo.



Ti aspetterò laggiù.





Jalaluddin Rumi 







I VERI VIAGGIATORI...







Ma i veri viaggiatori partono per partire e basta: cuori lievi, simili a palloncini che solo il 

caso muove eternamente, dicono sempre “Andiamo”, e non sanno perché. 

I loro desideri hanno le forme delle nuvole.


Charles Baudelaire

ESTATI










Questi bei giorni di sole sottraggono ogni argomento alla tristezza.

Baluginano le case calcinate sparse sulla collina verde.

Ecco, anche un cavallo rosso nella piana. Torna qualcosa

di scordato dalle vecchie estati. Ma erano veri

quella ragazza nel campo di granturco e quel ragazzo

nell’oro del meriggio che faceva segno al battello di passaggio

con l’asciugamani da bagno.


Ghiannis Ritsos 

SOTTO LA PELLE DELLE MIE MANI






Sotto la pelle delle mie mani cucito:

il tuo nome


che di mani si appaga.


Se io impasto quel grumo d'aria


che è il nostro cibo,


il brillio delle sue lettere lo fa,


da un poro aperto assurdamente,


levitare.



(Paul Celan)

BENEDIZIONE DEL VIAGGIATORE IRLANDESE




Possa il cammino venirti incontro,
possa il vento soffiare sempre alle tue spalle,
possa il sole brillare caldo sul tuo volto,
cada dolcemente la pioggia sui tuoi campi e,
fino al nostro prossimo incontro,
Dio ti conservi sul palmo delle sue mani.









May the road rise to meet you, may the wind be always at your back, may the sun shine warm upon your face, and the rains fall soft upon your fields and, until we meet again, may God hold you in the palm of His hand. 

IL FUNAMBOLO E LA LUNA





Che separazioni e ritorni, finché alla fine le estremità s’incontrino
come il funambolo raccoglie la sua fune in una splendida ciambella,
come si morde la coda il serpente, come si chiude il cerchio
allargandosi a tutto l’orizzonte, allargandosi incessantemente
intorno a questa macchia rossa – primo e ultimo punto di sospensione –
intorno a questo invisibile, purpureo, inarrestabile cuore del
mondo.

(Ghiannis Ritsos, "Il funambolo e la luna", trad. di Nicola Crocetti, Crocetti Editore)





domenica 26 maggio 2013

Ció che il vento




Alla fine scoprirai
che le cose più leggere son le uniche
che il vento non è riuscito a portar via
un ritornello antico
una carezza al momento giusto
lo sfogliare un libro di poesie
l’odore stesso che aveva un giorno il vento.

Mario Quintana

giovedì 23 maggio 2013

BELLEZZA SUFI






Oggi, come tutti gli altri giorni,
ci siamo svegliati vuoti e spaventati.
non aprire la porta dello studio
per metterti a leggere:
prendi in mano uno strumento musicale.
che la bellezza che amiamo sia la nostra attività.
ci sono centinaia di modi di inginocchiarsi
e baciare la terra



Mevlana Jalaluddin Rumi



RAGGIO DI SOLE





Dentro un raggio di sole che entra dalla finestra,
talvolta vediamo la vita nell’ aria.
E la chiamiamo polvere.

Stefano Benni

CHITARRE






Mi è sempre piaciuto osservare, badare alle sfumature...

Mi piacciono le persone che "dicono qualcosa" e che sanno ascoltare, le persone che ragionano con la propria testa.


Mi piace il battito di ciglia o il sorgere leggero di un sorriso, la voce musicale.
Mi piace ascoltare buona musica, amo suonare, non potrei farne a meno, mi piace diventare cosa unica con ciò che suono, esplodere dentro.
Mi piace guardare le mie dita scivolare sul manico della chitarra, stanno bene insieme, lì...
Amo gli occhi di una donna, la sua pelle, la sua passione, tutto.


Parlo tanto, fin troppo, ma ci sono momenti che rimango in silenzio ad ascoltarmi.
E' in quei momenti che fabbrico i miei pensieri più veri, mentre cammino per le strade, osservando la gente che passa, ascoltando i discorsi, a volte assurdi, di alcune persone o assaporando il sole che mi scalda dentro.
Amo ridere, giocare.

Amo le cose belle, le belle storie che dicono qualcosa, mi piace tutto ciò che fa palpitare il cuore.


E' bello aver la pelle d'oca, significa che stai vivendo.

Josè Saramago





NON SIAMO ISOLE







Si dice che ogni persona è un'isola,
e non è vero, ogni persona è un silenzio,
questo sì, un silenzio, ciascuna con il proprio silenzio,
ciascuna con il silenzio che è.

da "La caverna" di José Saramago


ALBERI





Amo gli alberi. Sono come noi. Radici per terra e testa verso il cielo.

Erri De Luca

lunedì 6 maggio 2013

BUONGIORNO, NOTTE







Non conosciamo mai la nostra altezza 
Finché non siamo chiamati ad alzarci. 
E se siamo fedeli al nostro compito 
Arriva al cielo la nostra statura. 
L’eroismo che allora recitiamo 
Sarebbe quotidiano, se noi stessi 
Non c’incurvassimo di cubiti 
Per la paura di essere dei re 


Emily Dickinson

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Ci abituiamo al buio
quando la luce è spenta
dopo che la vicina ha retto il lume
che è testimone del suo addio,
per un momento ci muoviamo incerti
perché la notte ci rimane nuova,
ma poi la vista si adatta alla tenebra
e affrontiamo la strada a testa alta.
Così avviene con tenebre più vaste
quelle notti dell’anima
in cui nessuna luna ci fa segno,
nessuna stella interiore si mostra.
Anche il più coraggioso prima brancola
un po’, talvolta urta contro un albero,
ci batte proprio la fronte;
ma, imparando a vedere,
o si altera la tenebra
o in qualche modo si abitua la vista
alla notte profonda,
e la vita cammina quasi dritta.


Emily Dickinson

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Buongiorno, notte.
Torno a casa.
Il giorno si è stancato di me:
come potevo io - di lui?

Era bella la luce del sole.
Stavo bene sotto i suoi raggi.
Ma il mattino non mi ha voluta più,
e così, buonanotte, giorno!

Posso guardare, vero,
l'oriente che si tinge di rosso?
Le colline hanno dei modi allora
che dilatano il cuore.

Tu non sei così bella, notte.
Io ho scelto il giorno.
Ma, ti prego, prendi una ragazza
che lui ha mandato via.


Emily Dickinson