venerdì 31 luglio 2009

LO STRANIERO



Non tapparti le orecchie. Coltiva il dialogo.
Lo straniero cesserà di essere quest’uomo privo di radici per formare insieme a te, tronco robusto, ruvido o scivoloso e rami ricchi di fronde, uno stesso albero solitario e rinascente.
L’unico è universale.


Edmond Jabès, Uno straniero con, sotto il braccio, un libro di piccolo formato, SE, 1991

IL VOLTO DELL'ALTRO



Coloro che sono Viaggio senza bagaglio, privi ancora di una Voce ma solo Volto, gli esseri in cammino, in transumanza infinita dalla Storia verso una mano che non si tende, gli stranieri-estranei nei confronti dei quali tardiamo a riconoscere la nostra responsabilità ed ogni ritardo ha un prezzo che sono soltanto loro a pagare. Abbiamo dimenticato l’arte sacra e antica dell’ospitalità, abbiamo dimenticato il nostro essere stranieri alla vita, il nostro essere stati “altrove” e aver trovato riparo.
Dal 1989 la Storia si è mondializzata con un cambiamento radicale, antropologico e culturale: ognuno di noi resta se stesso incontrando l’Altro, in un territorio dai confini porosi, dove, come spiega il filosofo ebreo Lévinas, il Volto dell’Altro ci compete essendo egli alterità inviolabile e traccia dell’infinito.


Angela Poli

MIGRANTI - CORO



Coro

Siamo gli innumerevoli, raddoppio a ogni casa di scacchiera
Lastrichiamo di scheletri il vostro mare per camminarci sopra.

Non potete contarci, se contati aumentiamo
Figli dell’orizzonte, che ci rovescia a sacco.

Siamo venuti scalzi, invece delle suole,
senza sentire spine, pietre, code di scorpioni.

Nessuna polizia può farci prepotenza
Più di quanto già siamo stati offesi.

Faremo i servi, i figli che non fate,
nostre vite saranno i vostri libri d’avventura.

Portiamo Omero e Dante, il cieco e il pellegrino,
l’odore che perdeste, l’uguaglianza che avete sottomesso.


Erri De Luca, da Solo andata, Feltrinelli, 2005

mercoledì 29 luglio 2009

PAUSA

Pausa

Ogni tanto bisogna fare

una pausa
contemplarsi
senza l’abitudine quotidiana
esaminare il passato
dato per dato
tappa a tappa
mattonella per mattonella
e non piangersi le menzogne
ma cantarsi le verità.

MARIO BENEDETTI

Mario Benedetti è un grande poeta e scrittore uruguayano scomparso da pochi mesi.

martedì 28 luglio 2009

PENSIERI DALL'INDIA


Noi possiamo sopravvivere come specie solo se viviamo in accordo alle leggi della biosfera. La biosfera può soddisfare i bisogni di tutti se l'economia globale rispetta i limiti imposti dalla sostenibilità e dalla giustizia. Come ci ha ricordato Gandhi: "La Terra ha abbastanza per i bisogni di tutti, ma non per l'avidità di alcune persone".


Vandana Shiva
dal saggio Povertà e globalizzazione



Vandana Shiva è considerata la teorica più nota di una nuova scienza: l'ecologia sociale. Nasce nel 1952 a Dehra Dun, nell'India del nord, da una famiglia progressista. Ha studiato nelle università inglesi e americane laureandosi in fisica. Saggista, fisica quantistica ed economista, dirige il Centro per la Scienza, Tecnologia e Politica delle Risorse Naturali di Dehra Dun in India, un istituto indipendente di ricerca che affronta i più significativi problemi dell'ecologia sociale dei nostri tempi, in stretta collaborazione con le comunità locali e i movimenti sociali.
Vandana Shiva fa parte dell'esteso movimento di donne che in Asia, Africa e America Latina critica le politiche di aiuto allo sviluppo attuate dagli organismi internazionali e indica nuove vie alla crescita economica rispettose della cultura delle comunità locali, che rivendicano il valore di modelli di vita diversi dall'economia di mercato. E' vincitrice del premio Nobel alternativo nel 1993 (Right Livelihood Award).


lunedì 27 luglio 2009

TRAMONTO



Il carnato del cielo
sveglia oasi
ai nomadi d'amore.


Versa 20 maggio 1916


Da Il Porto Sepolto di Giuseppe Ungaretti

Poesia impressa nella mia memoria da molto tempo, con un fascino ipnotico di deserto, erranza e sete sul punto di essere acquietata.

LA POESIA : IZET SARAJLIC - NON ABBIATE FRETTA

NON ABBIATE FRETTA, RAGAZZI

Non abbiate fretta di fare i poeti, ragazzi.
Restate quanto più a lungo possibile nella fase prepoetica.
Essere poeti nella vita non è lo stesso che essere poeti in un racconto.
La poesia, sono le disfatte.

Alla fine, vi aspettano, forse, davvero le rose,

ma per molto tempo – a destra e a sinistra – ci sono le spine.
Per la fama non abbiate fretta, restate invece giovani quanto più a lungo,
e solo quando non ne potrete più, proprio allora nascerà la poesia.

1964


Izet Sarajlić nato a Doboj nel 1930, è scomparso a Sarajevo il 2 maggio del 2002. Laureato in lettere alla facoltà di filosofia di Sarajevo, inizia a scrivere nel primo dopoguerra. Nel 1954, fonda il “Gruppo 54″ che dà inizio alle nuove correnti di poesia moderna in Bosnia-Erzegovina. Tra il 1962 e il 1972 si occupa del festival “Giornate poetiche di Sarajevo”. È autore di una trentina di raccolte poetiche: le più recenti sono Il libro degli addii e Diario di guerra di Sarajevo e di una autobiografia. È considerato uno dei principali poeti dell’est-europeo. Grande conoscitore e traduttore della poesia russa, Sarajlic è stato tradotto in numerose lingue da autori come Brodskij, Evtushenko, Hans Magnus Enzensberger, Roberto Retamar. È stato amico di Alfonso Gatto. È inoltre divenuto il testimone/poeta della grande tragedia della Bosnia. Poeta membro del “Circolo 99″ di Sarajevo, ha lottato per il mantenimento di quella cultura laica della pluralità e della convivenza, che è l’eredità storica della Bosnia-Erzegovina.

CONSIDERO VALORE - poesia di Erri De Luca






Considero valore ogni forma di vita, la neve, la fragola, la mosca.
Considero valore il regno minerale, l’assemblea delle stelle.
Considero valore il vino finché dura il pasto, un sorriso involontario,
la stanchezza di chi non si è risparmiato, due vecchi che si amano.
Considero valore quello che domani non varrà più niente
e quello che oggi vale ancora poco.
Considero valore tutte le ferite.
Considero valore risparmiare acqua, riparare un paio di scarpe,
tacere in tempo, accorrere a un grido, chiedere permesso prima di sedersi,
provare gratitudine senza ricordare di che.
Considero valore sapere in una stanza dov’è il nord,
qual è il nome del vento che sta asciugando il bucato.
Considero valore il viaggio del vagabondo, la clausura della monaca,
la pazienza del condannato, qualunque colpa sia.
Considero valore l’uso del verbo amare e l’ipotesi che esista un creatore.
Molti di questi valori non ho conosciuto.

Opera sull’acqua e altre poesie (Einaudi, 2002)

LA MIA FELICITA'

Da quando fui stanco di cercare,
ho imparato a trovare.

Da quando un vento mi ha fatto resistenza,
navigo con tutti i venti.


Friedrich Nietzsche

[Traduzione di Pino Menzi
Rovine di stelle, Crocetti Editore 2009]



domenica 26 luglio 2009

NOTTE

Notte

Alto eucalipto e ampia luna.
Una stella trasale nell’acqua.
Cielo bianco, argentato.
Pietre, pietre scorticate fino in cima.
Accanto, nel basso fondale, s’udí
il secondo, il terzo salto d’un pesce.
Immensa, estatica orfanezza – libertà.

Ghiannis Ritsos

21 ottobre 1968 Campo dei deportati politici di Partheni, isola di Leros.
Traduzione di Nicola Crocetti

Ghiannis Ritsos Pietre Ripetizioni Sbarre , Crocetti Editore 2004

venerdì 24 luglio 2009

I TRE CERCHI DELLA MUSICA DI TAMMUZ


Negli ultimi tempi ho pensato di nuovo ai tre cerchi della musica. Nel primo cerchio posso aprirmi un varco nell'attimo in cui leggo uno spartito, fischiettandolo appena o provando qualcosa al pianoforte. Ne ho la percezione e già sono dentro il primo cerchio. Il secondo cerchio lo varco quando ascolto con attenzione la musica o quando la suono più o meno correttamente. Ora è la volta del terzo cerchio. Cos'è in realtà la musica? E' un discorso. Ma il compositore non parla con parole, ma con simboli; come un muto che parla a gesti e spera che lo capiscano. Non ne è sicuro. Vuole che lo capiscano, ma sa che i segnali giungono solo a chi sa decifrarli. E questo mondo di cui il compositore racconta, è un luogo reale, proprio come la mia stanza, o come i miei pensieri. E in genere si tratta di un luogo segreto, che ognuno ha per sè. In genere le persone un posto simile lo tengono segreto e non lasciano entrare gli estranei. Ma il compositore è pronto a dare il permesso di entrare. La questione è a chi dà questo permesso. Soltanto a chi è in grado di penetrare nel terzo cerchio con le proprie forze, credo. Se colui che ascolta ha la forza e l'intelligenza di penetrare nel centro della musica, significa che in qualcosa è simile all'artista. Non che colui che ascolta sia un artista, ma è in grado di capire, e perciò ha il permesso di entrare. Il suo ingresso non guasterà nulla nè disturberà. Ma penso che questo centro non è solo un posto segreto, ma anche un posto pericoloso. E' un mondo così bello, così puro che se vi entri, ti si pongono due problemi. Uno, come potrai sopportare tanta bellezza e rimanere in vita? Due, come potrai uscirne e continuare a vivere nel mondo normale?

Il Minotauro - Benjamin Tammuz

MONOLOGO DEL NON SO


[...] Io non so se la bellezza è questa accademia di centimetri, se la bellezza, la bellezza è questa
carnevalesca decadenza di saltimbanchi,
io non mi spiego la crocifissione
della grazia, e non mi spiego perchè
mi trovo in questo covo rivoltato
in questa fossa con gli orchi attuali
in questo lato barbarico della specie,
e non so perchè stando a occidente non si
ode quell’alleluia delle cose.


Io non so se in questa schiena
senza ali ci son grandi pianure da cui fare
il decollo, se in questa spina dorsale
ci sono istruzioni
per la manovra di decollo, se sono io la freccia
di questo arco della schiena, se sono io
arco e freccia, non so in quale mano
non mano o zampa di Dio mi stanno
torchiando, e sottoponendo al duro
allenamento dei dolori terrestri.


Io non so se la solitudine, se quello
strazio chiamato solitudine, se quell’andare
via dei corpi cari, se quel restare soli
dei vivi, io non so se quel lamento della
solitudine, se quel portarci via le facce
se quel loro sparire
di facce che avevamo dentro il respiro, non so
se il dono sia questo portarci via le
carezze, questa slacciatura.


E’ poco il poco che so e di questo
poco io chiedo perdono. Io chiedo
perdono per quello che so, perdono io chiedo
per tutto quello che so.


Mariangela Gualtieri

( Da Parsifal, in Fuoco centrale e altre poesie per il teatro, Einaudi, 2005)


Un pezzo del "Monologo del non so" di Mariangela Gualtieri, poetessa, attrice, vicinissima ad Amelia Rosselli. Infatti, scrive : «Per devozione, per troppa passione, ho rubato qualcosa ad Amelia Rosselli, me la sono tenuta in braccio, a volte, mentre scrivevo».
Nata a Cesena nel 1951. Si è laureata in Architettura all’IUAV di Venezia. Nel 1983 ha fondato, insieme a Cesare Ronconi, il Teatro Valdoca, di cui è drammaturga. Fin dall’inizio ha curato la consegna orale della poesia, dedicando piena attenzione all’apparato di amplificazione della voce e al sodalizio fra verso poetico e musica dal vivo.

LA LINEA RETTA DI CALVINO

Letta qualche anno fa sulle pareti all'interno del Castel dell'Ovo di Napoli in occasione di una mostra di architettura...

"Preferisco affidarmi alla linea retta nella speranza che continui all’infinito e mi renda irraggiungibile. Preferisco calcolare lungamente la mia traiettoria di fuga, aspettando di potermi lanciare come una freccia e scomparire all’orizzonte."

Italo Calvino

Riflessione: La negazione non proviene mai da un ragionamento, ma da un non so che di oscuro e di antico. Le argomentazioni vengono dopo, per giustificarla e comprovarla. Ogni "no" scaturisce dal sangue.

L'ALTRO - IL PROSSIMO TUO




“Il “prossimo” sempre meno specchio di me, e sempre più “altro”, obbligherà tutti a fare i conti con la differenza, come un giorno, ormai lontano nel tempo siamo stati costretti a farli con il territorio e la proprietà. La diversità sarà il terreno su cui far crescere le decisioni etiche, mentre le leggi del territorio si attorciglieranno come i ventiquattro comandamenti del profeta Mansur. Fine del legalismo e quindi dell’uomo come l’abbiamo conosciuto sotto il rivestimento della legge, e nascita di quell’uomo più difficile da collocare, perché viaggiatore inarrestabile, in uno spazio che non è garantito neppure dall’aristotelico “cielo delle stelle fisse”, perché anche questo cielo è tramontato per noi.”

U. Galimberti, Idee: il catalogo è questo, Feltrinelli

Ognuno di noi resta se stesso incontrando l'altro, in un territorio dai confini porosi, dove, come spiega Lévinas, il volto dell'altro ci compete, essendo egli alterità inviolabile e traccia dell'infinito.

MARE




Come se il mare separandosi
Svelasse un altro mare,
questo un altro, ed i tre
solo il presagio fossero

d’un infinito di mari
non visitati da riva –
il mare stesso al mare
fosse riva -
questa è l’eternità.



Emily Dickinson

L'ERRANZA

L’erranza








L’erranza, l’erranza
L’erranza ci salva e guida i nostri passi
L’erranza è chiarezza
E Il resto è solamente maschera

L’erranza ci lega a tutto quel che è altro
Ai nostri occhi imprime il volto dei mari

E l’erranza è attesa.
Adonis, Poesia, Quasar, 1993



Adonis è il nom de plume del siriano ‘Ali Ahmad Sa’id Esber (1930), filosofo, poeta, cresciuto in Libano e propugnatore della mediterraneità della poesia in lingua araba. Nella sua raccolta più celebre, I canti di Mihyar il damasceno, Adonis sostiene che nel Mediterraneo confluiscono motivi della cultura semitica e di quella indoeuropea. Il suo pseudonimo infatti, è riferito al dio Adone dei Greci, che era per i semiti Tammuz, il dio della rinascita.

giovedì 23 luglio 2009

IN OGNI COSA

In ogni cosa ho voglia di arrivare
sino alla sostanza.
Nel lavoro, cercando la mia strada,
nel tumulto del cuore.
Sino all’essenza dei giorni passati,
sino alla loro ragione,
sino ai motivi, sino alle radici,
sino al midollo.
Eternamente aggrappandomi al filo
dei destini, degli avvenimenti,
sentire, amare, vivere, pensare
effettuare scoperte.

Boris Pasternack

Un ricordo di adolescenza...l'ho ritrovato o forse, non mi ha mai lasciata.

mercoledì 22 luglio 2009

IL MIO GATTO


Ama il balcone il mio gatto
il balcone ama anche me
estivo triangolo
noi tre.


Vivian Lamarque

Poesie per un gatto, Mondadori, 2007

LENTEZZA

Gli altri sono troppi, per me.
Ho un cuore eremita. Sono
Impastata di silenzio e di vento.
Sono antica.
Mi pento ogni volta che vado
Lontano dal mio stare lento
Nelle velocità della sera…


Mariangela Gualtieri [Senza polvere e senza peso, Einaudi]

INFINITO CIRCOLARE


Scrivo, per seminare e germinare pensieri e passioni che troveranno dimora in qualche luogo. Non credo che questo pomeriggio e questo mare di quest’ora e questa luce ambrata, con la mia gatta alla finestra, abbiano una finitezza di tempo fugace… no, non credo che le immagini passate davanti allo sguardo come pellicole senza fine debbano necessariamente frantumarsi nell’ingranaggio à rebours di un vuoto che si dimentica e di un presente che gira la manovella. 

Il fotogramma del vissuto lo trattengo per me con greve fatica di memoria, come tessera di un grande mosaico composto di tempi per nulla uguali, i tempi insignificanti e quelli di qualche importanza, le trame di valore e le pieghe sfilacciate di uno sbiadito ricordo che si è fatto impressione proustiana, ritaglio, frammento dal sapore lieve come di eterno naufragare .

 La scrittura raccoglie pazientemente ciò che la vita disperde. E’ grano duro e tempesta la vita e molto altro, ma è necessario un solco su una pagina bianca per scuotere pensiero ed emozione come quando da piccola leggevo e ricopiavo poesie di Pasternack su un quaderno dalla copertina marrone. 

Siamo quello che siamo sempre stati, solo ci sporgiamo in avanti a testa bassa con la durezza dei lasciti dell’esperienza, ci facciamo plasmare e riplasmare da un vissuto che ci trasforma, a volte ci consuma ma che non modifica la nostra essenza. 

Il viaggio che compiamo, al pari di quello degli altri umani, è un tragitto pieno di partenze, esitazioni, scoperte ma non vi è ritorno mai, se non come un doppiare la meta e ripartire in un infinito circolare…

Polange

PER CHI SA...

…sollevarti tra raffiche d’aurora,volare, diecimila diecimila
anni con te volare, solo un attimo,
ma eternamente, prolungare il volo.

Gonzalo Rojas


[Traduzione di Cristina Sparagana
Gonzalo Rojas Il caos e l’assoluto

a cura di Cristina SparaganaCrocetti Editore 2009]

TESORI NASCOSTI

In qualche maniera noi svalutiamo le cose appena le pronunciamo.Crediamo di esserci immersi nel più profondo dell'abisso,e invece quando torniamo alla superficie la goccia d'acqua sulla punta delle nostre dita pallide non somiglia più al mare donde veniamo.Crediamo di aver scoperto una caverna di meravigliosi tesori e quando risaliamo alla luce non abbiamo che pietre false e frammenti di vetro; e tuttavia nelle tenebre il tesoro seguita a brillare immutato...
Un brano di Maeterlinck letto e trascritto a sedici anni...è rimasto lì, nei miei quaderni di ragazza e chi me lo aveva regalato forse, non lo ricorda neanche più...

GLI INDIFFERENTI



"L’indifferenza è il peso morto della storia. E’ la palla di piombo per il novatore, è la palude che recinge la vecchia città e la difende meglio delle mura più salde, meglio dei petti dei suoi guerrieri, perché inghiottisce nei suoi gorghi limosi gli assalitori, e li decima e li scora e qualche volta li fa desistere dall’impresa eroica.”


di Antonio Gramsci

LOVE AFTER LOVE

AMORE DOPO AMORE

Tempo verrà
in cui, con esultanza,
saluterai te stesso arrivato
alla tua porta, nel tuo proprio specchio,
e ognuno sorriderà al benvenuto dell’altro,

e dirà: Siedi qui. Mangia.

Amerai di nuovo lo straniero che era il tuo Io.
Offri vino. Offri pane. Rendi il cuore
a se stesso, allo straniero che ti ha amato

per tutta la tua vita, che hai ignorato
per un altro e che ti sa a memoria.
Dallo scaffale tira giù le lettere d’amore,
le fotografie, le note disperate,
sbuccia via dallo specchio la tua immagine.
Siediti. È festa: la tua vita è in tavola.

Derek Walcott

Mappa del nuovo mondo
con un saggio di Iosif Brodskij
Traduzione di Gilberto Forti
Adelphi Edizioni 1992

L' "ospite inatteso" è colui o colei che ci risveglia alla vita...l'Altro che è il nostro io. Lévinas insegna...

DEL PIACERE DI LEGGERE


"Forse non ci sono giorni della nostra adolescenza vissuti con altrettanta pienezza di quelli che abbiamo creduto di trascorrere senza averli vissuti, quelli passati in compagnia del libro prediletto. Tutto ciò che li riempiva agli occhi degli altri e che noi evitavamo come un ostacolo volgare a un piacere divino: il gioco che un amico veniva a proporci proprio nel punto più interessante, l'ape fastidiosa o il raggio di sole che ci costringevano ad alzare gli occhi dalla pagina o a cambiare posto, la merenda che ci avevano fatto portar dietro e che lasciavamo sul banco lì accanto senza toccarla, mentre il sole sopra di noi diminuiva di intensità nel cielo blu, la cena per la quale si era dovuti rientrare e durante la quale non abbiamo pensato ad altro che a quando saremmo tornati di sopra a finire il capitolo interrotto."


[Marcel Proust, Del piacere di leggere, traduzione di Maria Cristina Marinelli, Passigli, Firenze]
Sempre a proposito di tempo, leggere Proust è la dilatazione senza fine di un tempo che scorre con la pienezza di esserci, in ogni istante, anche con quella parte di noi che ci è ignota e verso la quale tendiamo senza sosta. "Il libro fa il senso, il senso fa la vita" diceva Roland Barthes.
"Proust è quello che mi viene, non quello che chiamo; non è un'«autorità»; semplicemente un «ricordo circolare». Ed è questo l'intertesto: l'impossibilità di vivere al di fuori del testo infinito – sia questo testo Proust, o il giornale quotidiano, o lo schermo televisivo: il libro fa il senso, il senso fa la vita. "
[Roland Barthes]

STATUS VIATORIS


 


                                 Marzo 2009, Roma

Il viaggio come metafora ed essenza profonda dell'essere attraverso il tempo, attraverso gli spazi, le geometrie mutevoli dell'ora e del mai più, e ancora, di ciò che appare immobilizzato nel tempo come le lancette crudeli dell'orologio di Baudelaire, del prigioniero uguale a se stesso attaccato a ciò che non passa...il tempo del viaggiare per osservare e diventare, il tempo dello sguardo distratto e ignaro che trova ciò che non cerca, non ritiene ciò che vorrebbe...viaggio dell'io, perchè solo quello sappiamo e possiamo...


Trascrivo un pensiero che mi piacerebbe aver pensato:
"Ci sono luoghi che spesso affascinano perchè sembrano radicalmente diversi e altri che incantano perchè, già la prima volta, risultano familiari, quasi un luogo natio. Conoscere è spesso, platonicamente, riconoscere, è l'emergere di qualcosa magari ignorato sino a quell'attimo ma accolto come proprio. Per vedere un luogo occorre rivederlo. [...] Il viaggio più affascinante è un ritorno, un'odissea, e i luoghi del percorso consueto, i microcosmi quotidiani attraversati da tanti anni, sono una sfida ulissiaca. "Perchè cavalcate queste terre?" chiede nella famosa ballata di Rilke l'alfiere al marchese che procede al suo fianco. "Per ritornare" risponde l'altro."
Claudio Magris [L'infinito viaggiare, Mondadori, 2005]

martedì 21 luglio 2009

POPOLI DELLA TERRA

Popoli della terra,
voi che vi avvolgete come gomitoli di refe
con la forza di astri sconosciuti,
che cucite e disfate nuovamente,
che entrate nella confusione dei linguaggi
come in alveari
per pungere il miele
e venir punti –

Popoli della terra,
non distruggete l’universo delle parole,
non tagliate con lame d’odio
la voce nata con il respiro.

Popoli della terra,
che nessuno pensi morte quando dice vita
e non sangue quando dice culla –

Popoli della terra,
lasciate alla fonte le parole
ché loro sole fanno avanzare gli orizzonti
nei veri cieli
e con l’altro lato,
maschera dietro cui sbadiglia la notte,
aiutano le stelle a partorire.

[Nelly Sachs, Poesie, Einaudi, 1971]

IL GESTO DELL'ARUSPICE

Il mondo che vi pare di catene
tutto è tessuto d'armonìe profonde.

Sandro Penna



Un inizio...per indicare un percorso, a me e a chi deciderà di leggere queste righe...

AD OCCHI APERTI

... diciamo piuttosto che non riformeremo forse il mondo, ma almeno noi stessi che, dopo tutto, siamo una piccola parte del mondo; e che ciascuno di noi ha sul mondo più potere dì quanto non immagini... (Marguerite Yourcenar, Ad occhi aperti)