domenica 25 marzo 2012

Com'era dolce ieri immaginarmi albero!
Mi ero quasi in un punto radicata
e lì crescevo in lentezza sovrana.
Io ricevevo brezza e tramontana,
carezze o scuotimenti, che importava?
Non ero io a me stessa gioia né tormento,
io non potevo togliermi al mio centro,
io senza decisioni o movimento,
se mi muovevo era per il vento.

(Patrizia Cavalli)


Piaceri













Il primo sguardo dalla finestra al mattino
il vecchio libro ritrovato
volti entusiasti
neve, il mutare delle stagioni
il giornale
il cane
la dialettica
fare la doccia, nuotare
musica antica
scarpe comode

capire

musica moderna
scrivere, piantare
viaggiare
cantare

essere gentili.

 (Bertolt Brecht) 

Amavo ogni cosa del mondo. E non avevo



Amavo ogni cosa del mondo. E non avevo
che il mio bianco taccuino sotto il sole.

(Sandro Penna)


che scusa troviamo per questo disastro umano?



Che cosa diremo a quelli che nascono ora?
Che scusa troviamo
per questo disastro umano?

Che cosa abbiamo dimenticato? Che cosa?
Quando piangiamo. Quando
siamo a pezzi. Quando
il sole non ce la fa più
a darci consolo. Che cosa si è
da noi scancellato? Quale
semplice formula? Cha parola, che cifra?

Che parto rifiutato ha fatto
di noi solo un nome e un cognome?
Solo un corpo terrestre?
Solo due mani, un petto,
una schiena. Ah! Che cosa? Che cosa?
Che cosa fa di noi solo
un grumo nello
splendore del mondo?

Vedi? Siamo solamente umani, solo terrestri,
veniamo partoriti solo in parte
e dentro un lungo grido. Facendo 
piccoli pezzi mandiamo giù il finito
a morsi a sorsi a dosi molto piccole.

Ci serve denaro e
Versamento di sangue. Confini, nomi
servono per ogni minimo stato. poi
porte muri cancelli muraglie dogane
bastioni, muri e muri, per il dentro
e il fuori, per il qui e il lì, perché 
tutto sia a misura del respiro, creduto
vero, in quella sua piccola taglia
di fiato.

Ci serve
il nome per non restare sgomenti.
Ci serve il principio e la fine di tutto
ci servono i pezzi i nomi dei colori
l'andata e il ritorno, il sì e il no
lo sparo e l'urlo.

Che cosa abbiamo dimenticato?
Nella micidiale corsa, nella micidiale 
Notte. Come siamo aridi, vinti, gettati dentro
Una ferita, nella dura pista terrestre.

Stretti qui, sotto
un immenso che spezzettiamo in nomi.

Che cosa?

Nessun popolo è mai stato
Lontano come questo
da ciò che lo tiene in vita.
Nessuno porta la ferita
con quell'indifferenza nostra.


Che cosa? Che cosa?

Guardando da qui
non si osa credere che sia proprio così.
Guardando da qui, ora, solo si vede
maestoso e modesto, il dolore, 
di una creatura sola.

Mariangela Gualtieri
 

I GIUSTI

Un uomo che coltiva il suo giardino, come voleva Voltaire.
Chi è contento che sulla terra esista la musica.
Chi scopre con piacere una etimologia.
Due impiegati che in un caffè del Sud giocano in silenzio agli scacchi.
Il ceramista che intuisce un colore e una forma.
Il tipografo che compone bene questa pagina che forse non gli piace.
Una donna e un uomo che leggono le terzine finali di un certo canto.
Chi accarezza un animale addormentato.
Chi giustifica o vuole giustificare un male che gli hanno fatto.
Chi è contento che sulla terra ci sia Stevenson.
Chi preferisce che abbiano ragione gli altri.
Tali persone, che si ignorano, stanno salvando il mondo.



JORGE LOUIS BORGES

venerdì 2 marzo 2012

SISTEMI IMMUNITARI

"I nostri sistemi immunitari, solo loro, ci proteggono dal diventare, all’improvviso,
qualcun altro. Siamo quello che siamo solo perché in ogni momento di ogni giorno
ci difendiamo. E noi siamo tutto. Siamo parte di altri. Ritratti dipinti da qualche
parte fra il nostro cervello e il timo. Siamo le schifezze che abbiamo mangiato e le
canzoni che abbiamo cantato. Siamo la luce delle stelle e l’oscurità antica al di là
di ogni immaginazione. Siamo nello stesso tempo fuochi spontanei e  acqua consacrata. Siamo fede e perdono.Siamo la nostra stessa morte e l’eterno pensiero degli altri." 



Gerald Callahan, Faith, Madness, and Spontaneous Human Combustion