lunedì 11 agosto 2014

DESTINO FIGURATO






Ironia, disincanto, disincontro, Alfonso  Berardinelli  descrive così questa poesia dall'andatura rapsodica e aspra: 
 "Tempeste atmosferiche e ormonali, ritmi del corpo e delle stagioni, genio dei luoghi e delle ore del giorno, investigazioni sulla fisica della materia e dell'immateriale: di tutto questo, della buona e della cattiva sorte in amore e in ogni economia della felicità, Patrizia Cavalli fa in poesia Scienza e Teatro."



Destino figurato

Poco fa me ne stavo rannicchiata
dentro un mezzo sonno coscienzioso
quando mi è apparso il mio destino figurato,
non visibile al presente o nel futuro
ma sicura proprietà del mio passato.
Qualcosa che era lí con me al mio inizio
e che mi equipaggiava, come una maglia nuova,
bella compatta, che poi, non si sa quando,
s’è disfatta. Sí, avevo il mio destino
e si è sciupato. Ma a quale duro ferro
mi si è impigliato il filo? Ecco, lo vedo
che se lo tira via mentre io incosciente
senza girarmi mai per liberarlo
per distrazione mia continuo sempre
a muovermi in avanti, avanti non davvero
che ero in un cerchio dove però molto
mi muovevo con la mia maglia ormai
tutta un groviglio.

Patrizia Cavalli

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ANIMA

Anima piena, anima salotto,
più piena, sempre piena, lacrimosa.
Anima quieta che resta nella stanza,
chiusa tenace assente spaventosa.

Lo sguardo tutto intenerito
in interiore sguardo si ferma
a ogni passo e si contempla. Sento
che piano piano mi prende la demenza.

Patrizia Cavalli

TERRA





Ha molte spine ma nessun confine,
chiuderla nei recinti dietro i muri
è impresa vana:
la terra è vento e non si fa arrestare.
Ha l'anima di polvere
e la tosse di cenere,
scatarro di vulcani.
La terra è oggi, ma chissà domani.


Erri De Luca, Bizzarrie della Provvidenza, 2014

MARMO




Questa forma di aquila a girare nel cielo a volare nei sogni e nella mente... tra dicibile e indicibile, tra la freddezza del marmo e il fuoco del sentire...la leggo come una poesia sulla salvezza. Individuale e collettiva. 


Non c'è cosa ch'io dico che non dica
ch'io vivo un'altra vita che è più viva
di questa stessa mia che vivo e dico.
E' come fosse un palmo sottoterra, 
tra semi che magari fioriranno –
un po' più sotto è dove stanno i morti 
a scalciare in eterno oltre la vita. 
E lì io me ne resto muta: aspetto,
continuo ad aspettare, aspetto ancora
– non mi fermano il sole nè la luna –
fino a che arrivi il verde e copra tutto
fino al mio cuore aperto alla gran vista.
Pare che sia così la gioia dura 
d'un eremita, 
in cima a una colonna, 

nel deserto.

[...] 

Ma c'è persa nell'aria della vita
un'altra fede, un dovere diverso
che non sopporta d'esser nominato 
e tocca solamente a chi lo prova.
E' questo.  E' rimanere
qui a sentire come adesso
l'onda che sale  nelle nostre menti
le stringe insieme in un respiro solo
come fosse per sempre,
e le abbandona.  Ma nemmeno 
la pupilla d'un cieco
dimentica l'azzurro che non vede.

Si ringrazia 
per essere qui
a dare forma 
alla mia vita che è così
più che qualcosa tutto.
Ed è la guerra mite di una viva – 
così lotto.

Silvia Bré, Marmo, Einaudi, 2014

lunedì 4 agosto 2014

A PIEDI





Soltanto solo,
sperduto,
muto, a piedi
riesco a riconoscere le cose.

Pier Paolo Pasolini