lunedì 11 agosto 2014

MARMO




Questa forma di aquila a girare nel cielo a volare nei sogni e nella mente... tra dicibile e indicibile, tra la freddezza del marmo e il fuoco del sentire...la leggo come una poesia sulla salvezza. Individuale e collettiva. 


Non c'è cosa ch'io dico che non dica
ch'io vivo un'altra vita che è più viva
di questa stessa mia che vivo e dico.
E' come fosse un palmo sottoterra, 
tra semi che magari fioriranno –
un po' più sotto è dove stanno i morti 
a scalciare in eterno oltre la vita. 
E lì io me ne resto muta: aspetto,
continuo ad aspettare, aspetto ancora
– non mi fermano il sole nè la luna –
fino a che arrivi il verde e copra tutto
fino al mio cuore aperto alla gran vista.
Pare che sia così la gioia dura 
d'un eremita, 
in cima a una colonna, 

nel deserto.

[...] 

Ma c'è persa nell'aria della vita
un'altra fede, un dovere diverso
che non sopporta d'esser nominato 
e tocca solamente a chi lo prova.
E' questo.  E' rimanere
qui a sentire come adesso
l'onda che sale  nelle nostre menti
le stringe insieme in un respiro solo
come fosse per sempre,
e le abbandona.  Ma nemmeno 
la pupilla d'un cieco
dimentica l'azzurro che non vede.

Si ringrazia 
per essere qui
a dare forma 
alla mia vita che è così
più che qualcosa tutto.
Ed è la guerra mite di una viva – 
così lotto.

Silvia Bré, Marmo, Einaudi, 2014

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