giovedì 23 agosto 2012

L'INFINITO. QUI E ORA





L' Infinito, Qui e Ora, nelle Cose della Vita

«Tutte le immagini - dice una poesia di Montale - portano scritto: "Più in là"». È questo oltre, questo «Più in là» che dà senso a ogni concreta realtà finita. I nostri pensieri, i nostri sentimenti, le nostre azioni, la nostra esistenza non si limitano alla loro particolarità; si collocano in una dimensione infinitamente più grande che li avvolge e conferisce loro significato.
Così come un sorriso non esiste da solo, ma nel volto e nella bocca in cui nasce, nella persona in cui fiorisce e nella persona o nelle persone o nelle cose cui si rivolge e che non sono staccate da noi, ma fanno parte del campo di energie della nostra vita. La Via Lattea, quando la vediamo nelle notti serene, ci sembra lontana, altra da noi, ma invece siamo anche noi in essa, siamo anche noi la Via Lattea. La nostra finitezza è inesorabile e forse non possiamo né dobbiamo occuparci d' altro, ma essa non basta ed è un' illusione delle nostre abitudini e dei nostri pregiudizi che essa sia tutto. Questo senso di ciò che trascende la nostra immediatezza è religioso, ma non ha necessariamente bisogno di una fede precisa. In uno splendido saggio, Horkheimer - marxista critico, padre insieme ad Adorno della Scuola di Francoforte e del pensiero negativo - parla del mondo finito come dell' unico mondo di cui si possa avere conoscenza, ma rimanda pure a un «irriducibilmente Altro» che non si può analizzare, ma non si può espellere dall' orizzonte della mente e del cuore umano. Non so come si possa definire questo Altro: Dio, l' infinito, forse pure con altri nomi.

Anni fa un eminente fisico mi disse che la scienza stava distruggendo gli infiniti. Non sono in grado di capire cosa ciò significhi, ma non credo che ciò possa cancellare la verità espressa nell' Infinito di Leopardi, verità oggettiva, che coglie il rapporto dell' individuo col Tutto in cui vive e che sostanzia la sua stessa esistenza. Senza questo senso concreto dell' oltre, non esiste veramente niente e niente può essere vissuto, patito, goduto. Basta uno sguardo, in cui nell' amore si accende improvvisamente qualcosa d' altro, per farci capire che la nostra esistenza non finisce ai confini del nostro corpo, dei nostri interessi, delle nostre paure. Anche l' aprirsi a un altro nell' amicizia varca e trascende le misere frontiere dell' io. Viviamo, anche senza saperlo e senza volerlo, in quest' oltre, come i pesci nel mare. Non avere questa consapevolezza impoverisce la vita, l' Eros, l' avventura. Quest' oltre può essere vissuto e sentito, ma non predicato. «Tutto sta eterno dinanzi al volto di Dio - dice, in una poesia di Goethe, la bellissima Suleika al suo amante -. Amalo in me, per questo istante». In quel momento, l' infinito - se proprio vogliamo chiamarlo così - è baciare quella bocca, non tenere conferenze sull' infinito, sull' amore o su Dio. Forse - non lo so - matematici e fisici possono cercare di catturare l' infinito nei loro calcoli, ma nella vita d' ogni giorno non è certo il caso di rompersi la testa sulla sua inafferrabilità e di atteggiarsi a pensosi e tormentati spiriti profondi in cerca dell' assoluto. Questo oltre lo si vive nelle cose concrete d' ogni giorno, come l' orizzonte che le avvolge e dà loro significato, ma occupandosi della loro e nostra finitezza.
Si lamenta, giustamente, che preoccupazioni materiali rendano la società sempre più priva di spiritualità. Ma quest' ultima è reale non se è oggetto di nobili discorsi, ma se è l' atteggiamento con cui si affrontano i problemi d' ogni giorno. Proprio perché Dio è indicibile - ed è patetico ed empio volerlo definire, possedere, farsene rappresentanti ufficiali o interpreti autorizzati, parlare a suo nome - il nostro compito è parlare non dell' infinito ma delle piccole o grandi, buone o cattive cose in cui esso vive e si nasconde, dalle difficoltà casalinghe all' euro o alle pensioni. La preghiera, è stato detto, è attenzione, attenzione amorosa, rigorosa e silenziosa alle cose.


Claudio Magris
(20 agosto 2012) - Corriere della Sera




giovedì 9 agosto 2012

FADO






Fado e arte di restare presso di sé, baricentro traboccante nell'universo di balenanti

stelle d'agosto...un minuto, un attimo, il tempo di una voce e di un pensiero...partenze e

destinazioni dell'immaginario...

polange



Ho concentrato e limitato i miei desideri, per poterli perfezionare meglio. Per arrivare 

all’infinito, e credo vi si possa arrivare, abbiamo bisogno di un porto, di uno soltanto, 

sicuro, e da lì partire verso l’Indefinito.

Oggi sono un ascetico nella mia religione di me stesso. Una tazza di caffé, una sigaretta e i 

miei sogni sostituiscono bene l’universo e le sue stelle, il lavoro, l’amore e perfino la 

bellezza e la gloria. Quasi non ho bisogno di stimoli. L’oppio ce l’ho nell’anima.



Fernando Pessoa


martedì 7 agosto 2012

RESPONSO



Dentro i capricci amari della sabbia
era scritto il destino. Decifrarlo
sembrava arduo, come nelle foglie
dell'ambigua Sibilla.

Si nega ai giorni della giovinezza
di scoprire il responso. Nei decenni
ora il messaggio si fa chiaro. Come
non si era capito?


Maria Luisa Spaziani

PERICOLI




Soave come il pericolo attraversasti un giorno

con la tua mano impossibile la fragile mezzanotte


e la tua mano valeva la mia vita, e molte vite


e le tue labbra quasi mute dicevano cos’era il pensiero.


Passai una notte incollato a te come un albero di vita


perché eri soave come il pericolo


come il pericolo di vivere di nuovo.



Leopoldo Maria Panero

GABBIANI






Non so dove i gabbiani abbiano il  nido,

ove trovino pace.

Io son come loro,

in perpetuo volo.

La vita la sfioro 

Com'essi l'acqua ad acciuffare il cibo.

E come forse anch'essi amo la quiete,

la gran quiete marina ,

ma il mio destino è vivere

balenando in burrasca. 


Vincenzo Cardarelli