domenica 25 marzo 2012

che scusa troviamo per questo disastro umano?



Che cosa diremo a quelli che nascono ora?
Che scusa troviamo
per questo disastro umano?

Che cosa abbiamo dimenticato? Che cosa?
Quando piangiamo. Quando
siamo a pezzi. Quando
il sole non ce la fa più
a darci consolo. Che cosa si è
da noi scancellato? Quale
semplice formula? Cha parola, che cifra?

Che parto rifiutato ha fatto
di noi solo un nome e un cognome?
Solo un corpo terrestre?
Solo due mani, un petto,
una schiena. Ah! Che cosa? Che cosa?
Che cosa fa di noi solo
un grumo nello
splendore del mondo?

Vedi? Siamo solamente umani, solo terrestri,
veniamo partoriti solo in parte
e dentro un lungo grido. Facendo 
piccoli pezzi mandiamo giù il finito
a morsi a sorsi a dosi molto piccole.

Ci serve denaro e
Versamento di sangue. Confini, nomi
servono per ogni minimo stato. poi
porte muri cancelli muraglie dogane
bastioni, muri e muri, per il dentro
e il fuori, per il qui e il lì, perché 
tutto sia a misura del respiro, creduto
vero, in quella sua piccola taglia
di fiato.

Ci serve
il nome per non restare sgomenti.
Ci serve il principio e la fine di tutto
ci servono i pezzi i nomi dei colori
l'andata e il ritorno, il sì e il no
lo sparo e l'urlo.

Che cosa abbiamo dimenticato?
Nella micidiale corsa, nella micidiale 
Notte. Come siamo aridi, vinti, gettati dentro
Una ferita, nella dura pista terrestre.

Stretti qui, sotto
un immenso che spezzettiamo in nomi.

Che cosa?

Nessun popolo è mai stato
Lontano come questo
da ciò che lo tiene in vita.
Nessuno porta la ferita
con quell'indifferenza nostra.


Che cosa? Che cosa?

Guardando da qui
non si osa credere che sia proprio così.
Guardando da qui, ora, solo si vede
maestoso e modesto, il dolore, 
di una creatura sola.

Mariangela Gualtieri
 

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