mercoledì 22 luglio 2009

DEL PIACERE DI LEGGERE


"Forse non ci sono giorni della nostra adolescenza vissuti con altrettanta pienezza di quelli che abbiamo creduto di trascorrere senza averli vissuti, quelli passati in compagnia del libro prediletto. Tutto ciò che li riempiva agli occhi degli altri e che noi evitavamo come un ostacolo volgare a un piacere divino: il gioco che un amico veniva a proporci proprio nel punto più interessante, l'ape fastidiosa o il raggio di sole che ci costringevano ad alzare gli occhi dalla pagina o a cambiare posto, la merenda che ci avevano fatto portar dietro e che lasciavamo sul banco lì accanto senza toccarla, mentre il sole sopra di noi diminuiva di intensità nel cielo blu, la cena per la quale si era dovuti rientrare e durante la quale non abbiamo pensato ad altro che a quando saremmo tornati di sopra a finire il capitolo interrotto."


[Marcel Proust, Del piacere di leggere, traduzione di Maria Cristina Marinelli, Passigli, Firenze]
Sempre a proposito di tempo, leggere Proust è la dilatazione senza fine di un tempo che scorre con la pienezza di esserci, in ogni istante, anche con quella parte di noi che ci è ignota e verso la quale tendiamo senza sosta. "Il libro fa il senso, il senso fa la vita" diceva Roland Barthes.
"Proust è quello che mi viene, non quello che chiamo; non è un'«autorità»; semplicemente un «ricordo circolare». Ed è questo l'intertesto: l'impossibilità di vivere al di fuori del testo infinito – sia questo testo Proust, o il giornale quotidiano, o lo schermo televisivo: il libro fa il senso, il senso fa la vita. "
[Roland Barthes]

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