giovedì 11 aprile 2019

I MESTIERANTI DELL’IPOCRISIA




LA timida bambina che fui un giorno, con un quaderno sulle ginocchia a scriver poesie, l’adulta che sono da un pezzo, con la poesia, la musica  e il quotidiano, la bellezza ad libitum, negli occhi e nel cuore. Lontano dall’ipocrisia dei teatranti e dei clown, l’abbraccio alla serietà che mi appartiene, lo slancio di essere liberata nel tempo, senza zavorre, con passi veloci. Ora so riconoscere i ciechi e gli stolti.  Ai prolissi e ai superficiali  che nulla sanno della mia pelle  regalo silenzio. Mi inchino alla bellezza dentro la quale mi ritrovo sempre uguale a me stessa e scanso l’inferno.  Conservo la timidezza e amo la solitudine, le mie radici sono i miei piedi, la pienezza del vivere e il coraggio di esser sempre dove voglio stare, contenta di ciò che ho.  Il mio IKIGAI, la ragione del mio esistere é tutta nella bellezza  dell’anima,non felicità fatua, non pozzanghere melmose e nemmeno maschere di tiranni inquieti, la bellezza sola, che si trova ovunque le si faccia spazio e la si riconosca. Anche nel poco, nel semplice, nel frugale.  Soprattutto qui. Si trema come foglie, si gioisce con l’anima, si ritirano le parole... e resta il pieno, che non si può spiegare, perché le emozioni come si fa a spiegarle? Come spiegare te che guardi un raggio di sole e ne senti il calore sulla pelle?

I MESTIERANTI DELL'IPOCRISIA

E poi ci sono gli stupidi
che si credono intelligenti,
i cattivi che si credono buoni.
E poi la poesia resta un mistero per molti

e questa è la sua fortuna, la poesia
è sorella delle erbe,
è cugina della neve.
Bisogna fare molta fatica per guadagnarsi
la stima della poesia, bisogna essere
molto profondi per stare nella vita
e non dentro le chiacchiere
che fanno i mediocri
che parlano per frasi fatte,
che usano una lingua collutorio.
La poesia è sempre fuori dalla compagnia,
è il conato di vomito, il bacio che non hai avuto
l'attesa perenne di una carezza,
è una lunga fila di agonie,
è il bambino di nove anni
coi nervi infiammati dalla timidezza.
Se voi non scegliete la poesia
è la poesia che sceglie per voi
e vi abbandona, vi lascia in mezzo al mondo,
vi lascia nel vostro mezzo mondo
di parole vuote,
rabbiosi senza rabbia,
pacati senza pacatezza.
La poesia non vi vuole, non vi conosce
se siete una pozzanghera
e vi credete in mare aperto.
La poesia non sa niente di voi,
piccoli infami senza coraggio,
prolissi mestieranti dell'ipocrisia.

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