mercoledì 22 maggio 2019

LA VIA DELLA BELLEZZA

Bach, Concerto per vìolino BVW 1041, Richard Galliano.


Porto a termine stasera la lettura di  un bel libro: “La Via della bellezza” di Vito Mancuso. Cominciato a dicembre e centellinato in capitoli e paragrafi nel tempo. Non proprio tutto del saggio personalmente sento di condividere ma questo attiene  alle risposte che ognuno si dá.  Il concetto di fondo, l’asse portante del libro, invece é importante. Si è così prodighi, scrive Mancuso, a definire     l’ indubitabile esistenza in noi di un livello inferiore detto “ inconscio”  da cui procede la nostra vita psichica che quando si sente parlare di livelli superiori dell’io più consapevoli, e  qui Mancuso intende la “spiritualità”,   si è portati a considerarli o “oppio dei popoli” (Marx) o sovrastrutture psichiche del singolo che fungono da gendarme interiore, ego e superego (Freud).  Marx e Freud  negano la nostra dimensione spirituale  e così fa tutta la nostra società desertificata a caccia di balsami new Age, pratiche yoga e quant’altro per lenire una indubitabile vacuità dell’io  e  giustificare e perpetrare assenza di profondità.  Tuttavia, già Plotino, ai suoi tempi aveva sostenuto che affermare la nostra  dimensione spirituale richiede coraggio. E questa non necessita di nessun intermediario, é accessibile a chiunque.  L’esperienza della bellezza è armonia tra opposti, logos e caos, tra sé, il mondo, il senso della propria vita, la legge interiore che  consiste nel sentire di avere  in sé una dimensione più grande di sé. Perfezione che, significa raggiungere la “propria”  perfezione, esser completi nell’ avere dei limiti ed esserne soddisfatti. La dimensione spirituale, la via pulchritudinis, si possiede per natura e si coltiva in una vita, come libertà da sé, dal proprio interesse  e apre lo spazio agli altri, illumina la serenità. Mancuso riprende la distinzione nota tra bellezza romantica del “sublime “, la bellezza “malata” dei romantici, fatta di tormenti e bufere, inferni e paradisi e la bellezza classica dei greci, il sole, la serenitá, il calore, il perseguimento della virtù degli umani.  Credo che mantenere dentro si sé questo spazio e coltivare questa “vista” interiore appagante e umanamente rassicurante sia il modo migliore per dire di sí alla realtà. E in questo spazio che é solo nostro, lasciare uno spazio per gli altri,  affinché vi entrino pian piano, in uno scambio di spazi significativi e arricchenti. A questo serve l’incontro con l’Altro, gli Altri.

 Le SORGENTI DELLA BELLEZZA secondo l’autore sono tre: la prima é LA NATURA, il cielo, la montagna, gli alberi, la luce, il mare che é incontro di acqua+luce+vento+suono.

La seconda sorgente  é l’ESSERE UMANO.  Tutti, ognuno.

 La terza é l’ARTE E LA MUSICA.

 Il dono supremo dell’ umanitá é il dono della bellezza spirituale, la bellezza interiore, che contiene qualcosa di più prezioso dell’”ego”,  é priva di ambizione, non gira in tondo, non manipola né primeggia ma educa e solleva , é spazio di calore e luce, é accessibile ad ognuno ed é “salvezza”. Dostojevskj scriveva “la bellezza” salverà il mondo”  - é a disposizione di tutti. Basta farle spazio.  E’ una dimensione spirituale che la nostra società scaccia con la superficialità, le meditazioni del business New Age, la musicoterapia, l’ippoterapia, con qualsiasi altro artificio che finisca con             -terapia ad uso commerciale o fatuo che serva a sfuggire al vuoto dell’io invece di dare vita a ciò che già c’é di grande in noi. A me lo hanno insegnato da bambina con l’esempio.  Ai ragazzi bisogna insegnare questo ancoraggio che ci fa vivi e in armonia con il nostro esserci. Coltivarlo in sé. Per sé. E’ profondità e stabilità dell’essere e non ha nulla di patologico anzi, crea sani anticorpi ad una società malata.

Questa dimensione ci fa gli occhi belli. A tutti. Ci àncora al tempo reale e ci porta in alto con un’ala che è solo nostra.  E ci salva.

Angela Poli


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