giovedì 11 ottobre 2012

IL FUTURO DI MARC AUGE'


La storia non finisce mai, per fortuna... mai lasciare l'ultima parola a coloro che coltivano la disparità, che sbarrano le porte del futuro con la disuguaglianza, l'accesso negato al sapere, la riduzione in stato di povertà. Ripartire è la parola d'ordine. Da un atto di creatività, da uno slancio della conoscenza, da un perno irrinunciabile della morale; per quanto possano cambiare i modi e i mondi, dall'analogico al digitale, dalla modernità all'era della Techné, il volto dell'umano è effige immutabile di ciò che attraversa le generazioni e continuerà.

polange





"Questo libro si chiama "Futuro". Ho già scritto libri sullo spazio, sul luogo, sul non-luogo, anche sul tempo, ma qui si trattava di affrontare in modo diretto l'idea dell'avvenire e questo mi è sembrato molto interessante. Il tema è quindi il futuro.


Futuro e avvenire non sono la stessa cosa: il futuro interessa molto la durata quotidiana di ciascuno, dal momento che noi viviamo costantemente il futuro; l'avvenire è più lontano e anche più sociale. C'è una solidarietà interna tra le generazioni e una distinzione tra le generazioni. Direi che oggi c'è una distinzione più forte che mai tra le generazioni, tra i giovani e i loro genitori, nella misura in cui le invenzioni tecniche hanno cambiato il mondo. I giovani hanno vissuto con questi strumenti, mentre per gente della mia età sono acquisizioni. E noi non le consideriamo per quello che sono, vale a dire come parte del loro universo. Anche per questo il dialogo tra le generazioni è utile.
L'arte è un'attività di ordine rituale. E il rito - vista la funzione di rispondere a una fede, in quanto frutto di un'abitudine -non esiste se non aprendosi all'avvenire, ovvero dando il senso di una ripartenza. L'arte è il contrario della ripetizione, sta dal lato della ripartenza. L'atto creativo prodotto da una ripartenza è sicuramente una delle forme più alte di un atto di libertà. C'è una creazione nella lettura e, più in generale, nella ricezione dell'arte. Se ho preso l'esempio di Madame Bovary è perché Flaubert è il romanziere moderno: è quello che parla del niente.
Madame Bovary si suicida, dopo essersi resa conto delle illusioni dell'amore, dell'egoismo maschile...


L'avvenire è per ognuno limitato alla durata della propria vita. In altre parole la morte è l'orizzonte per tutti noi. L'eroismo è un concetto interessante che afferma la libertà dell'uomo, ma una libertà contro l'assurdo o il destino. Ciò che forse accomuna tutti gli eroi è il tentativo di costruirsi, nonostante l'assurdo, nonostante la morte. La domanda che ci pone la storia oggi, con la crisi, le questioni sulla globalizzazione, sul senso delle cose, è "perché tutto questo"? Per rispondere a questa domanda bisogna guardare al sapere, alla scienza, perché la scienza è un'attività modesta che non pretende di dare risposte, ma che aiuta a formulare le domande. In questo senso la scienza dovrebbe essere un modello per tutte le attività umane, per la politica, la morale, e la vita individuale stessa. Credo che l'educazione dovrebbe essere una priorità a livello globale sulla Terra. Chiaramente la chiamo "utopia dell'educazione": so bene che non è la direzione attuale visto che la scuola non è più un mezzo di riduzione delle diseguaglianze. Per il momento andremo verso una società di classe planetaria, divisa tra quelli che saranno vicini al potere e al sapere, quelli che saranno solo consumatori e quelli che saranno esclusi dal sapere e dal potere. Non può però essere l'ultima parola.
C'è, da parte di quelli che sanno, o che cercano di sapere, un bisogno di conoscenza che non si fermerà. In altre parole la storia non è finita. C'è la rappresentazione dell'umanità in ogni uomo: non può lasciarci indifferenti sapere che progrediremo nel dominio della conoscenza. E possiamo sempre sperare che questi progressi nel dominio della conoscenza ricadranno sull'avvenire di tutti. "


Marc Augè,  FUTURO, Bollati Boringhieri, 2012

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