mercoledì 21 luglio 2010

I PERSONAGGI DI BUFALINO


Torno su Gesualdo Bufalino e i suoi personaggi di romanzo. Oltre alle memorabili decrizioni dei personaggi di Dovstoevskj , i ritratti megli riusciti mi sembrano quelli di Emma Bovary, l’uomo del sottosuolo, Anna Karenina ,Padron ‘Ntoni e Auguste Dupin. Epitaffi sontuosamente e nostalgicamente barocchi di vite che ci somigliano.
Emma Bovary
Schiacciata, come si schiacciano due battenti, fra la platea brutale di tutti gli Homais della terra e le quinte dipinte e pesanti dei suoi fantasmi di biblioteca, la povera infedele di provincia recita fino alla morte inscena, con arsenico vero, il suo assolo di primadonna. Incarnazione di non so quante creature illuse da una nuvola o da una parola; alter ego dello stesso autore, di cui accusa, dietro il falso marmo della sintassi, gli ardori nascosti e l’invincibile credulità nelle maschere della passione.

L’uomo del sottosuolo
Persa ogni speranza di palingenesi universale, barattato Fourier con Stirner, un uomo s’ammutina contro la società e la storia, sceglie di murarsi vivo nella propria tenebra, di cibarsi solo delle immondizie del proprio io. Da allora la sua esistenza sarà quella del sotterrato, la sua voce un lamento in falsetto, una confessione abietta, dove dileggio e pietà di sé, biffonaggine e disperazione s’impastano. Nella tana che gli è ventre e , pietosamenteveramente un insetto., uno di quei vermi come se ne vedono se si rivolta una pietra. Ci riuscirà più tardi a Praga una mattina, svegliandosi, e si chiamerà Gregorio Samsa.

Anna Karenina
L’adulterio nella meteorologia amoriosa dell’Ottocento è non di rado un’acquata di priomavera. Per Anna Karenina è l’alluvione che spacca la diga. Da quando Vronskij le apparve, nel suo fatuo splendore di denti e spalline, non esistono più per lei, benchè un po’ insista a rispettarli, né l’alfabeto mondano né il codice dei valori morali. Finirà sotto le ruote di un treno, pietosamente, chiudendo tra una banchina e l’altra di una stazione il curricolo nero della sua deroga. E’ una vendetta del cielo? E Anna la meritava? O non la meritava piuttosto il mondo che la spinse alla morte? Per bocca di san paolo l’epigrafe del conte Tolstoj ambiguamente risponde: “La vendetta è mia; io ti ripagherò”.

Padron ‘Ntoni
Amico mare, amaro mare: truvatura e banca sempre aperta di pesci che diventano onze e tarì; ma pesce, esso stesso, tutto bocca e denti, che si mangia senza differenza le paranze dei poveri e le corazzate dei re. E si piglia sudore e sangue, si piglia i figli. E, quando non ammazza, invecchia: storpia le mani, secca la pelle, storce le ossa. Così per tanti, così per padron ‘Ntoni. Ma del suo crescere lento in statua, in un’aria di domestico epos; del suo sopravvivere, come durano, anche fulminate, le querce; della sua indomita fanciullezza di cuore, quando guarda come un cefalo guizzare nuova nuova la “Provvidenza” sulle onde, ci ricorderemo.

Auguste Dupin
Mesmeriche Ligeie , cavalli a galoppo nella tempesta, specchi abitati da ombre, Morti Rosse e Pesti truccate da re…Ma l’iconografia gotica, più che un’eredità di spaventi scolastici è in Poe il suo stesso cardiogramma, mentre soccombe al mal di mare dell’invisibile. Lui che pretendeva di mettere le briglie al caos, di costruire una poesia come si costruisce, con regolo e filo a piombo, una casa…E allora si veste da Auguste Dupin, e con l’aiuto dell’ultimo pezzetto di cervello che l’alcool gli ha risparmiato, traccia su una lavagna la grande superstite sezione aurea di una verità di ragione.

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