mercoledì 21 luglio 2010

LE COSMOGONIE DI GESUALDO BUFALINO



Gesualdo Bufalino, lo scrittore siciliano che disse di sé:
"Una vita come tante, due tre malattie intere, due tre mezzi amici, un umor malinconico con vampate d’ilarità; un cristianesimo ateo e tremante, inetto a capire se l’universo sia salute o metastasi, grazia o disgrazia; un odio della storia: lastrico di fossili ideologici, collana inerte di errori; un trasporto per ciò che dura e resiste - luoghi, solidali gerghi, abitudini oneste, strette di mano - nel fondo della mia provincia sperduta. In letteratura un amor di menzogna e di musica, purchè radicate nel punto favoloso e geometrico del dolore e della memoria. Cose che ho amato o amo: il blues, Verdi e Mozart, il cinema muto, le stampe (belle o brutte) del seicento, Proust e Leopardi, gli epistolari, una canzone francese, che so io, i problemi scacchi ... Dimenticavo: "Le clair de lune quand le, clocher sonnait douze", nelle notti d’oscuramento, quarant’anni fa. P.S. Il libro per la solita isola? Un vocabolario".

Con i suoi libri riaffiora uno scampolo di mondo che da adolescente respiravo e che ora non c’è più se non in me, nella memoria che resiste e si contamina di presente. Ma forse così deve essere. Es Muss sein. Bufalino scriveva con il suo solito tono da voyant che «forse è veramente cominciato il tracollo dell'umanesimo che amammo, forse si tratta solo d'una pausa prima d'un nuovo imprevedibile balzo. Nessuno può escludere che in questo stesso momento, in un asilo infantile di non so dove, un nuovo Dante, un nuovo Shakespeare stia con piccole dita incerte scarabocchiando su un foglio bianco le prime sillabe di un nuovo, inaudito alfabeto...»
(Essere o riessere)

E’ stato lo scrittore forse involontario della “sicilitudine” come disse Sciascia, non di una sola isola ma della pluralità delle Sicilie anche se proveniva dalla Sicilia “babba”:

"… le Sicilie sono tante, non finirò di contarle. Vi è la Sicilia verde del carrubo, quella bianca delle saline, quella gialla dello zolfo, quella bionda del miele, quella purpurea della lava.
Vi è una Sicilia “babba”, cioè mite, fino a sembrare stupida; una Sicilia “sperta”, cioè furba, dedita alle più utilitarie pratiche della violenza e della frode. Vi è una Sicilia pigra, una frenetica; una che si estenua nell’angoscia della roba, una che recita la vita come il copione di carnevale … "

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