mercoledì 17 febbraio 2010

CITTA' SENZA NOME...


«Non diamo dunque particolare importanza al nome della città. Come tutte le metropoli era costituita da irregolarità, avvicendamenti, precipitazioni, intermittenze, collisioni di cose e di eventi; e, frammezzo, punti di silenzio abissali; da rotaie e da terre vergini, da un gran battito ritmico e dall'eterno disaccordo e sconvolgimento di tutti i ritmi; e nell'insieme somigliava a una vescica ribollente posta in un recipiente materiato di case, leggi, regolamenti e tradizioni storiche.»


La città senza nome è Vienna, all'inizio dell' Uomo senza qualità di Musil: paesaggio disorganico e polimorfo di quella realtà postmoderna – raffazzonata, creativa e campata in aria – di cui Musil rimane il più grande interprete. Ma se nel suo romanzo Vienna appare un teatro per eccellenza della tentacolare sconnessione contemporanea, sicché la sua topografia è quasi una Tac della psiche del nuovo uomo «senza qualità», alcuni anni dopo, osserva Claudia Sonino in un acuto saggio, un altro scrittore austriaco, Heimito von Doderer, raffigura Vienna non quale proliferante e anonima metropoli, bensì quale grande ma familiare città di provincia, le cui piazze e vie scandiscono un'esistenza tradizionale e ordinata, basata su rapporti personali, consuetudini di lunga durata, ripetizione quotidiana.

La città è anzitutto lo sguardo che la osserva e l'animo che la vive; anche per questo essa, capitale della storia moderna e del suo sviluppo, è pure una capitale della letteratura; è divenuta non solo uno scenario, bensì una struttura e una forma del romanzo.

[Claudio Magris, Alfabeti, Garzanti, 2008]

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