lunedì 3 maggio 2010

GERMINAZIONI CREATIVE


Alberto Savinio è una delle menti più curiose ed eccentriche che abbiano riempito la mia adolescenza, quando ci si ammala si ritorna un po’ alle radici, si cerca un approdo solido, compatto, ed eccomi tornata a sfogliare i suoi scritti dispersi tra guerra e dopoguerra nell’edizione introdotta da Leonardo Sciascia. Un classico Bompiani comperato da una bancarella di Via Po a Torino quando a vent’anni, il primo stipendio da supplente sembrava permettermi il lusso di questo ambito acquisto. Nel suo articolo “letture da infermi” appunto, egli obietta al riposo del corpo e della mente prescritto dal medico: “quale miglior riposo della mente del fermare il nostro pensiero, e blandamente seguire sulla pagina scritta il pensiero altrui?” E quindi descrive con arguzia i libri che ha letto e di quelli che ha riletto : una biografia di Bach di Alfredo Casella, Sull’intensità degli stati psicologici di Bergson, le Passeggiate italiane, Roma e dintorni di Ferdinando Gregorovius.
“Quando l’organismo funziona bene, in altre parole quando non lo sentiamo funzionare, sentimenti e pensieri sgorgano, e nulla ci segnala “come” sgorgano. Ma quando l’organismo non funziona bene (e questo era il caso mio) petto, spalle, braccia, collo, tempie segnalano dolorosamente lo sgorgare di sentimenti e pensieri; e l’intensificarsi di un sentimento, l’approfondirsi di un pensiero. Che misurazione precisa! J’ai mal à l’ame si diceva una volta. Ma qui si tratta di ben altra cosa.”

Ho letto Savinio e riletto Vite di Corsa di Zygmunt Baumann, I Funamboli di Giorgio Melchiori con l’analisi del celebre passo joyciano sull’incubo della storia.: Stephen Dedalus nel secondo capitolo dell’Ulysses ha il compito di tenere una lezione di storia su Racconti sulla Grecia e su Roma di Peter Parley :

“Lei, Cochrane, che città lo mandò a chiamare?”
“Taranto, professore”.
“Benissimo, e allora?”
“C’è stata una battaglia professore”
“Benissimo, dove?”
La faccia vuota del ragazzo interrogò la finestra vuota.

Il senso della Storia di Joyce esule nel cuore dell’Europa, non più cronaca ma distruzione delle dimensioni storiche, del tempo e dello spazio, emerge dal monologo di Stephen ma anche dall’argomento stesso della sua lezione di storia, cioè Pirro con la sua ben nota affermazione “un’altra vittoria come questa e siamo spacciati”.

Altra lettura per me: il libro degli esseri immaginari di Borges, libro non scritto per una lettura consecutiva, quindi adatto ad una fastidiosa malattia. “Vorremmo che i curiosi lo frequentassero, come chi gioca con le forme mutevoli rivelate da un caleidoscopio” scrive l’autore nella prefazione. Ho riletto di Abtu e Anet , i due pesci identici e sacri della mitologia egizia che nuotano davanti alla nave di Ra, dio del sole, per prevenirlo contro qualsiasi pericolo. Di giorno la nave viaggia nei cieli, da oriente ad occidente; di notte, sotto terra, in direzione inversa. Chissà se ognuno di noi è preceduto da questa coppia divina e tutelare. Io ne ho due di sicuro.

E Savinio infine, mente duttile e profonda, erudito del sentire e del pensare come facoltà “nobili” , a suo avviso “del tutto separate dall’organismo”. Finisce così il suo articolo scritto sul Corriere dell’informazione il 27-28 novembre del 1950

“Altra lettura: Germania di Enrico Heine. Più di quarant’anni che non riprendevo in mano questo libretto. Alle prime parole la musica echeggiò, il mare brillò. La riprova che in un autore c’è germinazione creativa è che la sua germinazione creativa, si trasfonde in noi.

Dimenticai la malattia, uscii dal letto.”

Non sono del tutto guarita, ma la germinazione creativa delle mie letture caleidoscopiche in qualche modo ha operato in positivo.



polange

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