lunedì 30 novembre 2009

l'esercizio del silenzio

(foto di Andrè Kertesz, Martinique)

Mi innervosisco quando si parla troppo intorno e a sproposito; mi stupisco, ogni volta, tutte le volte, della assoluta mancanza di peso specifico nelle relazioni umane, superficiali e non, della perdita di spessore del quotidiano, trasformato in baratro del nonsenso, in tritatutto del conforme, nella reiterazione inutile della parola sgonfia e insieme assordante… perché non provare a cambiare terreno? Perché non spostare l’asse cartesiano? Perché non tentare il lodevole esercizio del tacere invece di ammorbare il prossimo di insulsaggini e piccinerie? Forse è colpa della mia incapacità a reggere la mediocrità di pensiero, intendo quello senza scarti, senza curiosità e avventure, senza pericoli e altezze , colpa della mia intolleranza un po' bambina a sopportare con la dovuta ubbidienza il guasto della coscienza narcotizzata nel vivere senza ritorno … e poi, che male c'è nel desiderare un po’ di grandezza e di bellezza nel nostro vivere, nel richiamare una nota epica in questo contesto che offre la contraffazione dell'esistere dove neanche la lacerazione dell'io duole ed ha un senso? Un po’ di silenzio. Ascoltiamo il profondo.
polange

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.