LABBRA LIBERE
Alla fine delle terre e i giorni
di orari partenze e arrivi
e aeroporti mangiati dalla nebbia
malato di paesi e chilometri
e rapidi hotel condivisi
Dopo le attese
la fretta
i volti e i paesaggi differenti
ed essere stati abbagliati dall’oblio
o apertamente baciati dalla vita
Dopo quella amata
e quell’ altra intravista appena
donne prese per la mia solitudine
e soffocate per le belle catastrofi
Dopo la violenza e il desiderio
di cominciar tutto di nuovo
dopo gli errori
e i malintesi quotidiani
e le precipitazioni torrenziali del tropico
le notti accarezzate dall’alcool
il tabacco fumato con tanta incertezza
Alla fine di un nome che non oso dire
e di qualcuno che io chiamavo Irene
con una certa voce
una certa maniera di inchiodare gli occhi
alla fine della mia fede nell’intendimento degli uomini
e nel cuore di città e paesi
che non sapranno mai di me
Dopo tanti tentativi di fuggire o affrontare
e comprendere che sono solo
ma non sono solo
alla fine di amori corrosi
e limiti violati
e della certezza che tutta la vita
non è più che brandelli
di un’altra che sarebbe dovuta essere
Alla fine del colpo d’ascia irreparabile del tempo
posso brandire solo queste parole
questa ostinazione di anni e distanze
che si chiama poesia.
Mario Trejo,
Traduzione Carlos Sánchez
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