Se riusciamo ancora a generare uno scarto tra il desiderio e il suo referente forse siamo in salvo... quale nesso più tenace tra de-sideribus, privato di stelle, e "desiderare", restare in attesa, con sguardo leggermente trepidante nella preveggenza di una stella che sveli, che disveli e che risolva? E' in questo spazio sempre incolmabile tra il non sapere e l'ambizione profonda a conquistare costellazioni del sé perennemente in ombra che si gioca la partita dell'io, la posta temeraria di chi interrogando scavalca i punti di domanda e si porta al largo, nel cuore dell'Oltre.
polange
Mi sembra di volere, ma che cos'è che voglio?
Desidero che cosa? Non lo so.
E' come quando d'estate alzo gli occhi
al cielo sperando di vedere una stella
che cade, o che potrebbe cadere, incerta
dei miei voti mi affido pigra a quell'ambigua
parte di me segreta, separata da me,
da me dimenticata nel mio retrobottega
che forse tiene ancora in sé, se c'è,
la forma originale, lo stampo del piacere
e a voce chiusa dico: si compia ciò che voglio
si avveri il desiderio. Anche se non lo so
non lo conosco, la stella lei lo sa,
perché è lontana.
Patrizia Cavalli
La musica, si sa, è stellare anch'essa, è de-sidera, una traettoria dell'anima, un'armonia che lascia gemmare lo spirito, "musica come tutto ciò che soddisfi desideri e aspirazioni:" secondo la derivazione del termine dal verbo greco μῶσθαι (desiderare, aspirare a...) dal quale Platone avrebbe fatto derivare il termine "musa". E allora, niente di più antecedente alla poesia, niente di più anticamente affine all'io, quando il linguaggio si fa solo suono e il canto incanta, e siamo già appunto, in mare aperto, al largo,dentro l'Essenza.
John Coltrane, You don't Know What Love is, 13 novembre, 1962
McCoy Tyner (p); Jimmy Garrison (b); Elvin Jones (d)
Billie Holiday, That Ole Devil Called Love, 1944, registrazione da vinile
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