sabato 17 ottobre 2009

L'ODORE DELL'INDIA



Nel 1961, tre intellettuali italiani si recarono in India in occasione dell'anniversario dei cento anni del poeta Tagore: erano Elsa Morante, Pier Paolo Pasolini e Alberto Moravia. Pasolini e Moravia in realtà partirono nel dicembre 1960, la Morante, li aveva raggiunti nel gennaio 1961. Visitarono Bombay, New Dehli, Benares, Gwalior, Kajurao, Malabar, Calcutta.



Dall'esperienza di viaggio Pasolini sviluppò una serie di articoli che furono pubblicati sul "Giorno"e che vennero in seguito raccolti nel volume edito nel 1962 da Longanesi dal titolo L'Odore dell' India . Anche Moravia pubblicò un resoconto di quel viaggio, dal titolo opposto e speculare a quello di Pasolini: Una idea dell'India edito da Bompiani nel 1961.






Pasolini descrive un paese dalla forte umanità e dai grandi contrasti , di incredibili bellezze naturali e di templi sublimi, è colpito dalla nevrosi mistica dei santoni che guarda con occhi compassionevoli:


"A Kajurao, il giorno dopo, abbiamo avuto modo di vedere un altro di questi santoni. Kajurao è il posto più bello dell'India, anzi forse l'unico posto che si può dire veramente bello, nel senso "occidentale" di questa parola. Un immenso prato-giardino di gusto inglese, verde, di una tenerezza struggente, con delle buganvillee sparse a grossi cespugli rotondi, davanti a ognuno dei quali l'occhio si sarebbe perduto a goderne il rosso paradisiaco per ore intere. File di giovinette, col sari, tutte inanellate, lavoravano al prato: e, più in là, file di fanciulli, accucciati sull'erba, e, più in là ancora, giovani che portavano, appesi all'estremità di una pertica, dei secchi d'acqua: tutto in una pace di infinita primavera. E sparsi in questo prato, i piccoli templi: che sono quanto di più sublime si possa guardare in India.

Ai margini del prato, c'era una casetta, una catapecchia non lurida, di mattoni: un fuoco acceso dentro, e qualche suppellettile. Intorno, qualcuno stava trafficando, come preso dalle sue faccende. Era un uomo sui quarantatre anni , con una folta barba nera e una folta zazzera nera alla D'Artagnan. Il suo aspetto era immediatamente antipatico. osservandolo bene, infatti, si vedeva che non stava affatto sfaccendando, occupato ad accendersi il fuoco, a cucinarsi i fagioli o che so io: ma, con la stess attenzione, accuratezza e albagia, di chi fa un lavoro ritenuto indispensabile, stava accudendo a un cerimoniale sacro. Girava come un matto intorno alla catapecchia, si fermava, toccava degli oggetti, faceva dei gesti con le mani, si chiìnava a terra.

Lo lasciammo lì: chiuso nella sua maniaca concentrazione, in un cerchio infinito di tolleranza."





Nel suo resoconto Pasolini racconta anche della visita a madre Teresa di Calcutta e apprezzo molto la descrizione delle impressioni riportate con delicatezza e vigore e anche in questo caso, infinita umana compassione:



" A Calcutta, Moravia, la Morante e io siamo andati a conoscere suor Teresa, una suora che si è dedicata ai lebbrosi. Ci sono sessantamila lebbrosi, a Calcutta, e vari milioni in tutta l'India. E' una delle tante cose orribili di questa nazione, davanti a cui si è del tutto impotenti: in certi momenti ho provato dei veri impulsi di odio contro Nehru e i isuoi cento collaboratori intellettuali educati a Cambridge: ma devo dire che ero ingiusto, perchè veramente bisogna rendersi conto che c'è ben poco da fare in quella situazione. Suor teresa cerca di fare qualcosa: come lei dice, solo le iniziative del suo tipo possono servire, perchè cominciano dal nulla. La lebbra, vista da Calcutta, ha un orizzonte di sessantamila lebbrosi, vista da Delhi ha un orizzonte infinito.

[...]


Suor Teresa è una donna anziana, bruna di pelle, perchè è albanese, alta, asciutta, con due mascelle quasi virili, e l'occhio dolce, che, dove guarda, "vede". Assomiglia in modo impressionante a una famosa sant'Anna di Michelangelo: e ha nei tratti impressa la bontà vera, quella descitta da Proust nella vecchia serva Francesca: la bontà senza aloni sentimentali, senza attese, tranquilla e tranquillizzante, potentemente pratica."

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