sabato 31 ottobre 2009

AMICIZIA


Ci sono amici che ti accompagnano senza nulla chiedere, quelli che partecipano alle tue giornate e quelli che possono dileguarsi e ritornare senza che si misuri il tempo che è trascorso, frecce scagliate nel futuro che non svaniscono mai dal tuo orizzonte, argine e balsamo al dolore, ponte fedele alla felicità, spiaggia e approdo della mente, sano antidoto alle relazioni esangui tessute dalla quotidianità. Ci vuole perseveranza e passione per l’amicizia. E’necessario l’ascolto gratuito, il gesto che apre la confidenza e lo sguardo che la sigilla, la comunicazione di una novità che non è mai scialba, la sensazione di “far ricchezza” nel confronto, di uscire finalmente dalla solidità oggettiva di quel discorso empirico praticato con gli estranei e i conoscenti per affrontare i percorsi dell’anima, del senso delle cose, delle domande senza risposta. Ci sono amici pazienti che ti aspettano se ti attardi nel tuo mondo convulso che consuma il tempo e ti porta al largo, amici che accolgono e che offrono riparo a quel bisogno d’anima che tace in solitudine e non trova spazio tra la moltitudine. Ci vuole profondità per l’amicizia. Non basta cliccare un tasto su Facebook e nemmeno abusare il termine per vestire relazioni ipocrite improntate all’usa-e-getta del mondo liquido. Ci sono amici, che anche quando non frequentiamo più, non se ne sono mai andati. Il tasto “delete” è rotto per chi sfugge alla legge del riciclaggio umano. Sono sempre pochi gli amici, ma quei pochi che ho incontrato, tutti, li porto con me.

Polange

“ Non è il tempo che ci manca, è la capacità di stare l’uno con l’altro in quella forma intermedia che non è la fusione dell’amore e neppure l’anonimato dei rapporti impersonali, è la capacità di muoverci in quella zona di confine tra le prescrizioni della ragione e quegli sprazzi di follia che di continuo attraversano la nostra anima e che solo l’amicizia sa accogliere. Perché proibirci questo spazio?
Tuteliamo l’amicizia. Forse è l’unico spazio che ci rimane per un residuo di sincerità, una sorta di riunificazione con noi stessi. A meno che ciascuno non sia diventato per se stesso il maggior ingombro da evitare, quando non da affogare con le cose da fare, per non trovarci mai a tu per tu con questo sconosciuto che lo sguardo accogliente dell’amico potrebbe incominciare a raccontare, a delinearne i contorni, a propiziarci l’incontro. E’ infatti la scoperta di noi quello che l’amicizia favorisce e propizia. Perché è con se stessi che bisogna essere leali, non necessariamente con il “vecchio amico”.


Umberto Galimberti

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