domenica 30 agosto 2009
LE ISOLE FORTUNATE
COS'E' IL MARE?
“Ci sono poeti e scrittori che ti accompagnano dappertutto. Presenze quotidiane. Non c’è bisogno di rileggerli, sono sempre con te”
giovedì 27 agosto 2009
IL DIO DELLE PICCOLE COSE
venerdì 21 agosto 2009
Si affilia il filo azzurro delle notti
soffia in tutto ciò che v’è di caro,
e qualcuno chiamava con languore,
pensando alle amarezze della sera.
Ciò accadeva quando sulle barche
si accendevano tre stelle d’oro,
e quando una tuia solitaria
distese sopra una tomba i suoi rami.
Ciò accadeva quando i titanidi scarlatti turbanti si vestivano,
e l’impeto illegale d’un monsone
era bello, ignorandone il motivo.
Ciò accadeva quando i pescatori
cantavano parole di Odisseo,
e in lontananza sul flutto marino
un’ala in alto si levava sghemba.
Velimir Chlebnikov
Traduzione di Angelo Maria Ripellino Crocetti Editore 2005
sabato 15 agosto 2009
TEMPO PERDUTO TEMPO RITROVATO
Omnia tempus habent...il tempo perduto non è che quello ritrovato.
C'è una grazia soave
nella memoria che tesse il ricordo e
uno stupore improvviso nel cercarsi lungo le linee dell'accadere,
dell'accaduto,
e riconoscersi,
sempre.
Polange
"PERDUTO TEMPO
Tempo. Perduto tempo
Piazza Navona come altri cento
Giorni di vento,
vento e fontane
Segnano il tempo con le campane
Tempo. Da noi sconfitto
L¹ultimo raggio da un cielo fitto
Castigo nero, puntuale
Piove sopra a un ospedale
E dolcemente sulla via
Tempo!
Mondo di sogno
Mezze creature superumane
Sento chitarre gatti-suonare
E lancinanti come zanzare
Tempo, sembra leggero
Poi d'improvviso tutto è importante
Ogni dettaglio significante
Può divenire significato
E ora non c¹è patria e non c'è Dio
Ma ci sei tu ci sono io
E tutto il resto sembra càos
Sembra niente
Tempo! Lascia passare
Questo tempo che forse
Stanotte ci fa cantare
Tempo: basta parlare!
Solo ascoltare quello che hai dentro
Ma prima che il fuoco del tutto sia spento
Trova una strada e battila in fondo
Tempo, ci lascia muti
Ad osservare i nostri errori
Tempo...
Fermare il tempo
Sarebbe a dire: l'Eternità
E ora non c'è patria e non c'è Dio
Ma ci sei tu ci sono io
E tutto il resto sembra càos
Sembra niente
Tempo! Lascia passare!
Questo tempo che forse
Stanotte ci fa cantare.
Sergio Cammariere
PELLEGRINA E STRANIERA
venerdì 14 agosto 2009
EL HOMBRE PLANETARIO
senza memoria, sete d’ombra verde;
e delle prodigiose Capitali;
marinaio di tutte le finestre
della terra stordita dai motori.
di pesciolini e bambù,
fratello della notte;
il pescatore della Polinesia,
un accordo di pace fino alla morte.
Jorge Carrera Andrade nato a Quito (1903-1978). E’ un poeta ecuadoriano. La sua opera, sensibile alle realtà degli indigeni, è profondamente suggestionata dalle sue esperienze di vita. “El Hombre planetario” è un lungo poema incluso nella raccolta che comprende le poesie scritte tra il 1957 e il 1963. Nel 1977 ha ricevuto il Premio Nacional de Cultura di Ecuador.
martedì 11 agosto 2009
NON DISPREZZARE
L’umile, il non visto, il fioco, il silenzioso
Perché quando saranno passati amori e battaglie
Nell’ultimo camminare, nella spoglia stanza
Non resteranno il fuoco e il sublime, il trionfo e la fanfara
Ma braci, un sorso d’acqua, una parola sussurrata, una nota
Il poco, il meno il non abbastanza
STEFANO BENNI, Inedito
Grazie al Lupo
domenica 9 agosto 2009
L'ETICA DEL VIANDANTE
Infatti, a differenza dell’uomo del territorio che ha la sua certezza nella proprietà, nel confine e nella legge, il viandante non può vivere senza elaborare la diversità dell’esperienza, cercando il centro non nel reticolato dei confini, ma in quei due poli che Kant indicava nel “cielo stellato” e nella “legge morale”, che per ogni viandante hanno sempre costituito gli estremi dell’arco in cui si esprime la sua vita in tensione. Senza meta e senza punti di partenza e di arrivo, che non siano punti occasionali, il viandante, con la sua etica, può essere punto di riferimento dell’umanità a venire, se appena la storia accellera i processi di recente avviati, che sono nel segno della deterritorializzazione.
Fine dell’uomo giuridico a cui la legge fornisce gli argini della sua intrinseca debolezza, e nascita dell’uomo sempre meno soggetto alle leggi del paese e sempre più costretto a fare appello ai valori che trascendono la garanzia del legalismo. Il prossimo, sempre meno specchio di me e sempre più “altro”, obbligherà tutti a fare i conti con la differenza, come un giorno, ormai lontano nel tempo, siamo stati costretti a farli con il territorio e la proprietà.
La diversità sarà il terreno su cui far crescere le decisioni etiche, mentre le leggi del territorio si attorciglieranno come i rami secchi di un albero inaridito. Fine del legalismo e quindi dell’uomo come l’abbiamo conosciuto sotto il rivestimento della proprietà, del confine e della legge, e nascita dell’uomo più difficile da collocare, perché viandante inarrestabile , in uno spazio che non è garantito neppure dall’aristotelico “cielo delle stelle fisse”, perché anche questo cielo è tramontato per noi.
E con il cielo la terra, perché è stata scoperta come terra di protezione e luogo di riparo. Tagliati gli ormeggi, l’orizzonte si dilata, il suo dilatarsi lo abolisce come orizzonte, come punto di riferimento, come incontro della terra con il suo cielo. E questo perché, scrive Nietzsche:
Abbiamo lasciato la terra e ci siamo imbarcati sulla nave. Abbiamo tagliato i ponti alle nostre spalle – e non è tutto! Guardati innanzi! Ai tuoi fianchi c’è l’oceano: è vero non sempre muggisce, talvolta la sua distesa è come seta e oro e trasogna mento della bontà. Ma verranno momenti in cui saprai che è infinito e che non c’è niente di più spaventevole dell’infinito, Oh quel misero uccello che si è sentito libero e urta ora nelle pareti di questa gabbia! Guai se ti coglie la nostalgia della terra – e non esiste più “terra” alcuna.
Umberto Galimberti, La casa di psiche, DALLA PSICOANALISI ALLA PRATICA FILOSOFICA, Feltrinelli, 2005
giovedì 6 agosto 2009
IL DONO
Nè per soddisfare un sogno imperioso
Che mi capita di avvicinare soltanto
quando la mia mano a forza di immaginare
E di spezzare, a forza di essere muta,
Me ne fa riconoscere una vibrazione
Quando un chiarore sta per sorgere dalle tenebre.
Ti dono, per perdonarmi di essere in questo mondo
E di continuare ad esserlo.
Ti dono, per essere sicuro
Che qualche volta per tutti noi
Possa brillare una luce misteriosa.
Ti dono...
Parole che Andrè Frenaud in una sua poesia, La fidanzata ebrea, attribuisce a Rembrandt.
martedì 4 agosto 2009
L'onda che si fa orizzonte
ha oscurato, improvviso,
la laguna, rotta, crestata
di livide schiume.
Qui sottocasa l’onda batte forte
come un cuore impazzito.
Ma laggiù, vedi,
dov’essa fa orizzonte,
non è che pace e luce
è una linea retta di luce
che taglia l’infinito.
Diego Valeri, Poesie inedite o “come”San Marco dei Giustiniani ,1977
LIMPIDI SOGNATORI
Questa scena è tratta dal film “Pasolini – Un delitto italiano” di Marco Tullio Giordana
"L'intelligenza non avrà mai peso,
Mostrare la mia faccia, la mia magrezza -
Ho riletto gli Scritti corsari di recente, e ancora non vedo in giro un intellettuale così lucido nell'analisi impietosa del traghettamento degli italiani da una società semplice, umile, contadina, alla società dello "sviluppo senza progresso", nella quale aumenta benessere e agiatezza mentre diminuisce progressivamente il livello culturale e l'umana comprensione.
SCATTI CELEBRI
Dmitrij Sostakovic, Testimonianza, Mondadori, 1989
PENSIERO
gli uomini-scimmia, i topi delle cantine dell'anima, gli amanti delle vogliuzze diurne e notturne, i praticanti delle piccole paure.
Facciamo un salto di umanità se è possibile.
ANIMA
ANIMA
Anima
Anima -Ballate- Stefano Benni
ROSA DI PERSIA
Ero perso con lo sguardo nell'orizzonte,
tutto e tutto appariva come uguale;
poi ho scoperto una rosa in un angolo di mondo,
ho scoperto i suoi colori e la sua disperazione
di essere imprigionata fra le spine
non l'ho colta ma l'ho protetta con le mie mani,
non l'ho colta ma con lei ho condiviso e il profumo e le spine tutte quante.
Hafez
poeta persiano del XIV secolo
WHAT NOW FOR IRAN?
Il processo di modernizzazione di questo paese, a lungo bloccato dall’avidità dell’imperialismo occidentale che lo ha asservito ai suoi bisogni e poi dalla lugubre teocrazia degli ayatollah, sta seguendo un cammino impervio, e ancora oggi, l’Iran si presenta come una prigione per i suoi stessi cittadini. Ma la censura al tempo del Web 2.0 fatica a stringere le sue maglie, nonostante le strumentazioni da Big Brother orwelliano dell’apparato governativo. Quante donne e quanti uomini dovranno imprigionare, picchiare, ammazzare, per impedire la comunicazione nell’era della comunicazione?
La Guida Suprema spirituale del paese, l’ayatollah Khamenei, sembra perdere terreno e credibilità nell’ostinato proposito di proseguire sulla linea intrapresa creando una frattura difficilmente ricomponibile all’interno del clero integralista in un paese ormai diviso dai suoi governanti. Ma i rapporti con il neopresidente sembrano già essersi raffreddati, così come è emerso dalla cerimonia di insediamento.
Ieri, su Al Jazeera English un docente e studioso di politica estera americana e islamica, Bernd Kaussler ha scritto che il presidente Ahmadinejad sta ora combattendo su tre fronti: contro i conservatori, in dubbio sulle sue competenze e sulla consistenza del suo programma politico, contro i riformisti, che stanno essenzialmente combattendo per la loro sopravvivenza politica, e contro il suo stesso popolo sceso nelle strade. La battaglia di questi giorni segnerà l’inizio del rinnovamento per il paese dallo smisurato e composito patrimonio storico e culturale, capace di fluire con raffinata intelligenza nella modernità più saggia, oppure, vedrà il dischiudersi della tetra deriva dittatoriale con la fine inevitabile della Repubblica islamica.
domenica 2 agosto 2009
LA MEMORIA E LA DIMENTICANZA
Un bravo professore ai tempi dell'università, un germanista, lesse l'ultimo giorno di corso, a noi, studenti di storia del teatro, questa poesia di Brecht. Non ho mai dimenticato quel momento.
POLANGE
Buona cosa è la dimenticanza !
Altrimenti come farebbe
il figlio ad allontanarsi dalla madre che lo ha allattato ?
che gli ha dato la forza delle membra
e lo trattiene per metterle alla prova ?
Oppure come farebbe l'allievo ad abbandonare il maestro
che gli ha dato il sapere ?
Quando il sapere è dato
l'allievo deve mettersi in cammino.
Nella casa vecchia
prendono alloggio i nuovi inquilini.
Se vi fossero rimasti quelli che l'hanno costruita
la casa sarebbe troppo piccola.
La stufa riscalda. Il fumista
non si sa più chi sia. L'aratore
non riconosce la forma di pane.
Come si alzerebbe l'uomo al mattino
senza l'oblio della notte che cancella le tracce ?
Chi è stato sbattuto a terra sei volte
come potrebbe risollevarsi la settima
per rivoltare il suolo pietroso,
per rischiare il volo nel cielo ?
La fragilità della memoria dà forza agli uomini.
ANCORA MIGRANTI: il movimento della Storia - Erri De Luca
Dal programma "Che tempo che fa" del 20 maggio 2009, Erri De Luca racconta la "loro" Storia che è la "nostra" Storia, quella di tutti: il racconto dell'umano.
La storia non si snoda
come una catena
di anelli ininterrotta.
In ogni caso
molti anelli non tengono.
La storia non contiene
il prima e il dopo,
nulla che in lei borbotti
a lento fuoco.
La storia non è prodotta
da chi la pensa e neppure
da chi l'ignora. La storia
non si fa strada, si ostina,
detesta il poco a poco, non procede
né recede, si sposta di binario
e la sua direzione
non è nell'orario.
La storia non giustifica
e non deplora,
la storia non è intrinseca
perché è fuori.
La storia non somministra carezze o colpi di frusta.
La storia non è magistra
di niente che ci riguardi. Accorgersene non serve
a farla più vera e più giusta.
La storia non è poi
la devastante ruspa che si dice.
Lascia sottopassaggi, cripte, buche
e nascondigli. C'è chi sopravvive.
La storia è anche benevola: distrugge
quanto più può: se esagerasse, certo
sarebbe meglio, ma la storia è a corto
di notizie, non compie tutte le sue vendette.
La storia gratta il fondo
come una rete a strascico
con qualche strappo e più di un pesce sfugge.
Qualche volta s'incontra l'ectoplasma
d'uno scampato e non sembra particolarmente felice.
Ignora di essere fuori, nessuno glie n'ha parlato.
Gli altri, nel sacco, si credono
più liberi di lui.
Eugenio Montale
L’OSPITE DI PAUL CELAN
Molto prima di sera
da te s’installa chi scambiò il saluto col buio.
Molto prima di giorno
costui si ridesta
e attizza, prima di partire, un sonno,
un sonno, risonante di passi:
tu l’odi misurare lontananze
e laggiú scagli la tua anima.
Traduzione di Giuseppe Bevilacqua
Paul Celan, Portami ancora per mano. Poesie per il padre , Crocetti Editore 2001