«Sono una mendicante accasciata sul palco, un personaggio senza corpo, ma che dà voce all' Alato." Così Mariangela Gualtieri, l'attrice che evade dalla scena, sempre più penna, voce, canto,finestra sull'oltre, visione..
Il "Caino", della Gualtieri, tra teatro e poesia, è quello che lei stessa ci spiega nell'introduzione:“ L’enigma del male, il mysterium iniquitatis, è un fondale che non possiamo indagare, anche se non siamo capaci dell’immensa apnea che richiede. Questo è il mio primo tentativo, ancora impregnato dell’ombra che ho cercato di attraversare, colpita dalla reticenza di questo tema a avere una parola definitiva. Non la si potrà mai pronunciare, per fortuna. Nessuno la possiede per intero; chi ha creduto di possederla ha troppo spesso seminato dolore. Io ho potuto solo balbettare”
il Caino che convive con l'indifferenza, il cono d'ombra che si allunga dentro la coscienza e mal detto e mal visto scava, scava, finché al suo malefico dominio non cedano pezzi sempre più cospicui di noi stessi [Polange]
[…] Io sono Caino. Non sono l’antenato
non abito un passato favoloso
non sono la pagina di un libro
io non sono il reietto
il primo mal riuscito che s’accantona e si perde
una manovra sbagliata della creazione
io non sono
una patologia malata.
Non sono la favola stantia
di due fratelli nello scenario vuoto
del principio. Io vivo adesso
dentro ogni umano, e lo strattono
fino all’insolenza, fino al delitto
a volte.
[…]
Sono io il mistero
del male che ti attrae
e con cui ti batti. Sempre.
[da: M. Gualtieri, Caino, Einaudi, 2011]
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