Questa forma di aquila a girare nel cielo a volare nei sogni e nella mente... tra dicibile e indicibile, tra la freddezza del marmo e il fuoco del sentire...la leggo come una poesia sulla salvezza. Individuale e collettiva.
Non c'è cosa ch'io dico che non dica
ch'io vivo un'altra vita che è più viva
di questa stessa mia che vivo e dico.
E' come fosse un palmo sottoterra,
tra semi che magari fioriranno –
un po' più sotto è dove stanno i morti
a scalciare in eterno oltre la vita.
E lì io me ne resto muta: aspetto,
continuo ad aspettare, aspetto ancora
– non mi fermano il sole nè la luna –
fino a che arrivi il verde e copra tutto
fino al mio cuore aperto alla gran vista.
Pare che sia così la gioia dura
d'un eremita,
in cima a una colonna,
nel deserto.
[...]
Ma c'è persa nell'aria della
vita
un'altra fede, un dovere diverso
che non sopporta d'esser nominato
e tocca solamente a chi lo prova.
E' questo. E' rimanere
qui a sentire come adesso
l'onda che sale nelle nostre menti
le stringe insieme in un respiro solo
come fosse per sempre,
e le abbandona. Ma nemmeno
la pupilla d'un cieco
dimentica l'azzurro che non vede.
Si ringrazia
per essere qui
a dare forma
alla mia vita che è così
più che qualcosa tutto.
Ed è la guerra mite di una viva –
così lotto.
Silvia Bré, Marmo, Einaudi, 2014