giovedì 29 luglio 2010
DAYDREAM
polange
Giovanni Sollima - Sogno ad Occhi Aperti (Daydream) PART 1
sabato 24 luglio 2010
DINIEGO
ADIRARSI
venerdì 23 luglio 2010
silenzi
Pier Paolo Pasolini
Alla mia nazione
Alla mia nazione
Non popolo arabo, non popolo balcanico, non popolo antico
ma nazione vivente, ma nazione europea:
e cosa sei? Terra di infanti, affamati, corrotti,
governanti impiegati di agrari, prefetti codini,
avvocatucci unti di brillantina e i piedi sporchi,
funzionari liberali carogne come gli zii bigotti,
una caserma, un seminario, una spiaggia libera, un casino!
Milioni di piccoli borghesi come milioni di porci
pascolano sospingendosi sotto gli illesi palazzotti,
tra case coloniali scrostate ormai come chiese.
Proprio perché tu sei esistita, ora non esisti,
proprio perché fosti cosciente, sei incosciente.
E solo perché sei cattolica, non puoi pensare
che il tuo male è tutto male: colpa di ogni male.
Sprofonda in questo tuo bel mare, libera il mondo.
Pier Paolo Pasolini
Pasolini: "Alla mia nazione" from IdeeperCordenons.tv on Vimeo.
mercoledì 21 luglio 2010
il cammino e nulla più;
Viandante non c'è un cammino
la via si fa con l'andare..."
Camminando si fa il cammino
e girando indietro lo sguardo
si vede il sentiero che mai
si deve tornare a calpestare.
Viandante non c'è un cammino
ma le stelle nel mare ...
NULLA E' IN REGALO
Nulla è in regalo,tutto è in prestito.
Sono indebitata fino al collo,sarò costretta a pagare per me con me stessa,a rendere la vita in cambio della vita.
E' così che è stabilito,il cuore va reso e il fegato va reso e ogni singolo dito.
E' troppo tardi per impugnare il contratto.
Quanto devo mi sarà tolto con la pelle.
Me ne vado per il mondo tra una folla di altri debitori.
Su alcuni grava l'obbligo di pagare le ali.
Altri dovranno,per amore o per forza,rendere conto delle foglie.
Nella colonna ''dare'' ogni tessuto che è in noi.
Non un ciglio,non un peduncolo da conservare per sempre.
L'inventario è preciso,e a quanto pare ci toccherà restare con niente.
Non riesco a ricordare dove,quando e perchè ho permesso che aprissero questo conto a mio nome.
La protesta contro di esso noi la chiamiamo anima.
E questa è l'unica voce che manchi nell'inventario...
Wislawa Szymborska
I PERSONAGGI DI BUFALINO
Torno su Gesualdo Bufalino e i suoi personaggi di romanzo. Oltre alle memorabili decrizioni dei personaggi di Dovstoevskj , i ritratti megli riusciti mi sembrano quelli di Emma Bovary, l’uomo del sottosuolo, Anna Karenina ,Padron ‘Ntoni e Auguste Dupin. Epitaffi sontuosamente e nostalgicamente barocchi di vite che ci somigliano.
Schiacciata, come si schiacciano due battenti, fra la platea brutale di tutti gli Homais della terra e le quinte dipinte e pesanti dei suoi fantasmi di biblioteca, la povera infedele di provincia recita fino alla morte inscena, con arsenico vero, il suo assolo di primadonna. Incarnazione di non so quante creature illuse da una nuvola o da una parola; alter ego dello stesso autore, di cui accusa, dietro il falso marmo della sintassi, gli ardori nascosti e l’invincibile credulità nelle maschere della passione.
L’uomo del sottosuolo
Persa ogni speranza di palingenesi universale, barattato Fourier con Stirner, un uomo s’ammutina contro la società e la storia, sceglie di murarsi vivo nella propria tenebra, di cibarsi solo delle immondizie del proprio io. Da allora la sua esistenza sarà quella del sotterrato, la sua voce un lamento in falsetto, una confessione abietta, dove dileggio e pietà di sé, biffonaggine e disperazione s’impastano. Nella tana che gli è ventre e , pietosamenteveramente un insetto., uno di quei vermi come se ne vedono se si rivolta una pietra. Ci riuscirà più tardi a Praga una mattina, svegliandosi, e si chiamerà Gregorio Samsa.
L’adulterio nella meteorologia amoriosa dell’Ottocento è non di rado un’acquata di priomavera. Per Anna Karenina è l’alluvione che spacca la diga. Da quando Vronskij le apparve, nel suo fatuo splendore di denti e spalline, non esistono più per lei, benchè un po’ insista a rispettarli, né l’alfabeto mondano né il codice dei valori morali. Finirà sotto le ruote di un treno, pietosamente, chiudendo tra una banchina e l’altra di una stazione il curricolo nero della sua deroga. E’ una vendetta del cielo? E Anna la meritava? O non la meritava piuttosto il mondo che la spinse alla morte? Per bocca di san paolo l’epigrafe del conte Tolstoj ambiguamente risponde: “La vendetta è mia; io ti ripagherò”.
Padron ‘Ntoni
Amico mare, amaro mare: truvatura e banca sempre aperta di pesci che diventano onze e tarì; ma pesce, esso stesso, tutto bocca e denti, che si mangia senza differenza le paranze dei poveri e le corazzate dei re. E si piglia sudore e sangue, si piglia i figli. E, quando non ammazza, invecchia: storpia le mani, secca la pelle, storce le ossa. Così per tanti, così per padron ‘Ntoni. Ma del suo crescere lento in statua, in un’aria di domestico epos; del suo sopravvivere, come durano, anche fulminate, le querce; della sua indomita fanciullezza di cuore, quando guarda come un cefalo guizzare nuova nuova la “Provvidenza” sulle onde, ci ricorderemo.
Auguste Dupin
DOBBIAMO RIFARE NOI STESSI
(Robert Delaunay, Fenetres Ouvertes Simultanement, 1912 o/c)
Giacomo Ulivi, 19 anni nel 1944, studente all’università di Parma, facoltà di legge. E’ staffetta tra il Cnl di Parma e di Carrara e gli inglesi. Viene catturato , fugge per ben due volte ma la terza gli è fatale; a Modena le Brigate Nere lo imprigionano e lo torturano. La mattina del 10 novembre verrà fucilato sulla piazza Grande di Modena insieme ad altri due partigiani. Questa è la lettera che riuscì a far giungere agli amici prima dell’arresto:
Cari amici,
vi vorrei confessare innanzi tutto, che tre volte ho strappato e scritto questa lettera. L’avevo iniziata con uno sguardo in giro, con un sincero rimpianto per le rovine che ci circondano, ma, nel passare da questo argomento di cui desidero parlarvi, temevo di apparire "falso", di inzuccherare con un patetico preambolo una pillola propagandistica. E questa parola temo come un’offesa immeritata: non si tratta di propaganda ma di un esame che vorrei fare con voi.
Termino questa lunga lettera un po’ confusa, lo so, ma spontanea, scusandomi ed augurandoci buon lavoro.
( Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana, Einaudi, Torino, 1952)
I PERSONAGGI DI ROMANZO
“ Come ogni appassionato di squartamenti – tigre ircana o critico strutturalista – il compilatore di antologie è individuo nocivo, da fidarsene poco. Di lingua subdola, di mano spiccia, di smisurata superbia, egli meriterebbe il bando dalle pubbliche biblioteche, se la sua oepra non si rivelasse provvidenziale nelle emergenze di apocalisse prossima ventura, quando non ci vuol meno dei suoi coltelli da cuciniere per fornire ai clienti delle catacombe il Libro dei Libri, surrogatorio d’ogni altro, tascabile lingotto di lacerti pressati, da nascondere in fretta nella valigia, fra una borraccia e il rasoio, subito dopo lo quillo della prima tromba del cherubino. Siamo tanto? E’ probabile, i roghi di Fahrenheit 451 li abbiamo già visti divampare per prova sulla pagina e sullo schermo; e in quanto al calendario 1984, credo che il proto abbia cominciato da tempo a licenziare le bozze. Ahimè, a quel che sembra, i poeti sballano solo le profezie più ottimistiche, mentre non falliscono mai né un diluvio né una caduta di Troia. Sicchè a questo punto prudenza vuole che ognuno si nomini da solo Deucalione e Noè, e metta mano a salvare almeno un compendio dello scibile che più gli preme. Del romanzo, in particolare, i simulacri dei personaggi più memorandi, così come ci vengono incontro sulla soglia, mentre provano i gesti dellìesordio e fanno amicizia col lettore, col caldo della vita, con la voce che li battezza. Un arbitrio, lo sappiamo (ma eluderlo sarebbe più difficile che condannarlo); un arbitrio e un azzardo: sottoposti a una chirurgia tanto efferata, estirpati dal traliccio di vicende che li sorregge e li nutre, umiliati in un’arida fila indiana, cronologica e alfabetica, è inevitabile ch’essi finiscano col comporre un album di sinopie burocratiche e utilitarie; qualcosa come un casellario giudiziario o una vetrina di farfalle, ciascuna col suo spillino nell’addome imbalsamato; se non addirittura uno di quei campioni di veneri venali che si esibiscono in visione ai commendatori in trasferta…Toccherà infine al lettore, se Dio vuole, giustificare manomissioni così disinvolte , quando sappia giovarsene a ricomporre, non diversamente da un fossile o da un calco pompeiano, le fattezze della figura originaria; e a cucirsi con le singole pezze un solo grande romanzo-arlecchino, un film-monstre dall’ineguagliavile cast.
[…] Ci troviamo un tal caso alla presenza di quelli che si è convenuto di chiamare “eroi culturali”, archetipi solenni e stazioni carovaniere, poste a scandire lungo le piste del tempo la musica senza fine dell’uomo. Lord Jim, Crotcaia, Tartarino, Ukiko Makioka…così rispondono, se a caso li chiamiamo per nome, gli abitanti di questo territorio invisibile: la nostra patria più vera. Averli messi in fila qui di seguito come parole di un simultaneo discorso, avrà giovato almeno a sancire la loro obbligatoria complicità e interazione reciproca. Quasi fossero l’anagrafe di una sola mitopea gigantesca, scritta da una sola innumerevole mano, e fra loro si amassero, colluttassero, grandando chiedessero a tutti i costi di vivere e di somigliarci.” (G. Bufalino)
LE COSMOGONIE DI GESUALDO BUFALINO
E’ stato lo scrittore forse involontario della “sicilitudine” come disse Sciascia, non di una sola isola ma della pluralità delle Sicilie anche se proveniva dalla Sicilia “babba”:
"… le Sicilie sono tante, non finirò di contarle. Vi è la Sicilia verde del carrubo, quella bianca delle saline, quella gialla dello zolfo, quella bionda del miele, quella purpurea della lava.
Vi è una Sicilia “babba”, cioè mite, fino a sembrare stupida; una Sicilia “sperta”, cioè furba, dedita alle più utilitarie pratiche della violenza e della frode. Vi è una Sicilia pigra, una frenetica; una che si estenua nell’angoscia della roba, una che recita la vita come il copione di carnevale … "
LA FORTEZZA BASTIANI
Resisterà alle dolci lusinghe la Fortezza Bastiani?
Bugiardi imbonitori l'assediano
con violenze degne di Tamerlano
Resisterò andando incontro al piacere
ascoltando il respiro trattenendo il calore
su un'altra forma d'onda intonerò il mio pensiero
Ho camminato girando a vuoto
senza nessuna direzione
mi tiene immobile nei limiti
l'ossessione dell'Io
Mi ritrovai seduto su una panchina
al sole di febbraio
un magico pomeriggio dai riflessi d'oro
e mi svegliai con l'aria di pioggia recente
che aveva lasciato frammenti di gioia
Franco Battiato